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domenica 13 marzo 2011

52. Il ricordo di un garibaldino per festeggiare l'Unità d'Italia

Anche questo blog vuole unirsi ai festeggiamenti per l'unità d'Italia. L'occasione me la dà Nicoletta Barbarito, che ormai conoscete perché dalla sua penna escono pezzi da grande "reporter"...
Ella scrive:


Ecco il mio piccolo contributo alle commemorazioni dell'anniversario dell'unità d'Italia:
la foto del mio bisnonno, Emilio de Lama, di Parma, che nel 1866, a 16 anni, scappò di casa per unirsi alle truppe di Garibaldi. Una bravata poco apprezzata dalla famiglia che comunque non gli avrebbe dato il permesso di partire.
La foto fu scattata a Brescia, punto di raccolta dei giovani di Garibaldi. La camicia rossa e il berretto rosso furono in seguito donati dalla figlia Albertina, mia nonna materna, al Museo garibaldino che si trova a Roma accanto annesso alla basilica di S. Maria degli Angeli a Roma.

Tutto quello che so di lui viene solo dai ricordi di mia nonna (la quale fisicamente gli somigliava moltissimo).
Era aitante, simpatico (da giovane anche gran burlone, scavezzacollo), con gli occhi azzurri, e una splendida voce da tenore. Cantava con le finestre aperte e i vicini lo applaudivano incantati. Sognava di calcare le scene del Teatro Regio di Parma, allora come adesso celebre tempio della lirica. Anche in questo caso però la famiglia de Lama - di piccola nobiltà provinciale e tradizionale - si dimostrò contraria.

Emilio ebbe una bambina dalla giovane moglie Marianna, di famiglia modesta, che morì di parto. Si risposò successivamente con Laudomia Toscani, una bravissima ragazza che faceva la sarta a Parma. I genitori, infastiditi da questo nuovo colpo di testa, costrinsero Emilio a lasciare Parma. Della famiglia di Parma mia nonna Albertina conservò fino alla morte una grande nostalgia, ricordandone la grande casa, i nonni imponenti (che lei, "la bimbina", chiamava Babbo Grande e Mamma Grande) che si esprimevano in dialetto parmigiano o in francese, la villa in campagna, i numerosi zii e zie, dei cugini dai nomi impossibili che amava ripetere ridendo: Azelia, Burcarda, Cadmo, Driope, Elle, Fillide, Glauco, Learco, Romano (quest'ultimo almeno se l'era cavata!). Su quei parenti raccontava vecchi e spassosi aneddoti, che evidentemente sapeva da suo padre. Se Emilio non fosse stato un giovane tanto "scomodo", Albertina avrebbe probabilmente avuto una vita più serena e agiata.
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