di Anna Maria Cenname
Il banditore durante il medioevo rendeva pubbliche le ordinanze delle autorità ai cittadini. Con il passare del tempo questa figura assunse una duplice valenza: se da un canto informava il popolo su quelle che erano le leggi da rispettare dall’altro propagandava le attività commerciali (antesignana delle attuali forme pubblicitarie).
Ricordo ancora il banditore del mio paese, Castelmauro, che al mattino annunciava, dopo uno squillo della sua trombetta, l’arrivo al mercatino coperto del paese del pescivendolo, del fruttivendolo, dell’arrotino o del venditore di vestiti.
Tommaso era un uomo smilzo, stempiato, ipovedente, e nonostante la cecità si muoveva autonomamente; conosceva tutte le insidie e i pericoli del suo percorso giornaliero. In paese lo chiamavano affettuosamente Tommasino lu banditaure. La sua maestria stava non solo nel modulare il tono di voce, ma anche nello scegliere il crocevia dove il richiamo, forte e chiaro, si propagava in modo uniforme così da non affaticare troppo le sue corde vocali.
Il compenso a volte consisteva in una sorte di baratto; il banditore esercitava la sua arte e il venditore lo pagava con la sua merce. Tommasino non è mai andato in pensione, ha continuato a dare voce alla sua trombetta fino agli ultimi giorni della sua vita intorno alla metà degli anni settanta.
Il banditore durante il medioevo rendeva pubbliche le ordinanze delle autorità ai cittadini. Con il passare del tempo questa figura assunse una duplice valenza: se da un canto informava il popolo su quelle che erano le leggi da rispettare dall’altro propagandava le attività commerciali (antesignana delle attuali forme pubblicitarie).
Ricordo ancora il banditore del mio paese, Castelmauro, che al mattino annunciava, dopo uno squillo della sua trombetta, l’arrivo al mercatino coperto del paese del pescivendolo, del fruttivendolo, dell’arrotino o del venditore di vestiti.
Tommaso era un uomo smilzo, stempiato, ipovedente, e nonostante la cecità si muoveva autonomamente; conosceva tutte le insidie e i pericoli del suo percorso giornaliero. In paese lo chiamavano affettuosamente Tommasino lu banditaure. La sua maestria stava non solo nel modulare il tono di voce, ma anche nello scegliere il crocevia dove il richiamo, forte e chiaro, si propagava in modo uniforme così da non affaticare troppo le sue corde vocali.
Il compenso a volte consisteva in una sorte di baratto; il banditore esercitava la sua arte e il venditore lo pagava con la sua merce. Tommasino non è mai andato in pensione, ha continuato a dare voce alla sua trombetta fino agli ultimi giorni della sua vita intorno alla metà degli anni settanta.