Appena penso a “colonie marine”
mi viene in mente una vecchia canzone francese che le dissacrava: «Les jolies colonies de vacances, merci maman
merci papa…» (che belle le colonie, grazie mamma, grazie
papà) e che si cantava negli anni ’60
del secolo appena passato. Nate
nell’800 per i bambini affetti da malattie tubercolari, esse si sono poi
diffuse in tutta Europa.
In Italia fioriscono sotto il fascismo, dove il culto
del corpo e della salute sono tra gli
obiettivi prioritari di questo regime. Esse vengono frequentate da grandi masse
di ragazzi e bambini, e ciò in linea con la politica fascista del sostegno alle
famiglie meno abbienti e di maggiore educazione e controllo delle future
generazioni.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale
cresce ulteriormente la notorietà delle colonie marine a cui vengono inviati
bambini di tutte le classi sociali. Da una mappatura degli anni ’80 risulta che
sulla sola riviera romagnola ce n’erano ben 246.