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sabato 20 febbraio 2010

35. La messa, la questua.... e le arance

Due storie, quella di Betty e quella di Armentina (post 34), chiariscono la vita religiosa di allora. Tutta la giornata era segnata dalla religiosità: rosari, campane che scandivano il tempo contadino, riti e feste religiose che fermavano il lavoro e la messa che diventava il momento scelto dai giovani per scambiarsi occhiate e sondare le intenzioni. Insomma si era religiosi perché così andava il mondo. La prima storia si svolge negli anni '50, mentre la seconda all'inizio degli anni '30.



Betty Delacrétaz racconta:

en allant à la messe du dimanche je passais devant la vitrine du magasin d'alimentation. Or un dimanche que vois-je : des oranges !
Je n'avais pour argent que les lires que Maman mettait dans le livre de messe. Des lires pour payer la chaise, et d'autres pour la collecte.
Je comptais et recomptais ma fortune et courageusement j'entrais dans le magasin, avec toutes mes lires je reçus 2 oranges.
Pendant tout le trajet du retour (environ 1 heure) j'ai contemplé et humé le parfum délicieux de ces fruits. En arrivant j'ai donné les oranges à Maman qui les a partagées entre tous.
Il fallait se tenir à la table tant elles étaient acides.
Pour moi ces oranges restent dans ma mémoire comme étant les fruits les plus délicieux , savoureux et parfumés que j'ai mangés.
C'étaient d'autres temps. Ce vécu me fait apprécier chaque jour le bien-être dont je jouis.

Traduzione :
Andando a messa la domenica, passavo davanti ad una vetrina del negozio alimentari. Una volta vidi delle belle arance. Avevo in tasca solo le lire che Mamma mi metteva nel libro della messa. Lire che servivano per pagare la sedia in chiesa e per la questua.
Contai e ricontai il mio piccolo tesoro e coraggiosamente entrai nel negozio: con quei soldi ricevetti due arance.
Durante tutto il tragitto di ritorno (quasi un’ora) ho contemplato e annusato il profumo delizioso di questi frutti. Arrivando ho dato le arance a Mamma che le ha divise tra tutti.
Bisognava afferrarsi al tavolo per quanto erano acide. Ma per me queste arance restano ancora nella mia memoria come i frutti più deliziosi, saporiti e profumati che abbia mai mangiato.
Erano altri tempi. Questo vissuto mi fa apprezzare ogni giorno il benessere di cui godo.

martedì 9 febbraio 2010

32. Quando la Chiesa dettava le regole della sobrietà, anche ai bambini



di Betty Delacrétaz



Je me souviens, j'avais environ 6 ans nous étions à Valle di Sotto province de Vicenza, où comme dans beaucoup de régions les curés régnaient en maîtres et seigneurs.
Nous nous préparions avec enthousiasme à la Fête Dieu. A cette occasion des petits paniers en osier avaient été fabriqués Ils étaient remplis de pétales de roses. Pour moi c'était un évènement....
La procession allait démarrer, tous les enfants étaient derrière le baldaquin et la joie était à son comble, lorsque une dame proche du curé qu'on appelait « la perpetua »s'approcha de moi, me prit par la main, et me fit sortir des rangs car ma robe ne couvrait pas les genoux. Mon crime: j'avais grandi un peu trop vite et, faute de moyens, la garde-robe n'avait pas suivi!

Je demeure persuadée que la stupidité et l'ignorance de certains ont largement contribué à la désertification des églises.


***°°°***
Traduzione:
Mi ricordo, avevo circa 6 anni e vivevamo a Valle di Sotto in provincia di Vicenza, dove come in molte altre regioni i preti regnavano padroni e sovrani incontrastati.
Ci preparavamo con entusiasmo alla festa del Corpus Domini. Per l’occorrenza erano stati realizzati piccoli cesti in vimini che avevamo riempito di petali di rose. Per me era un avvenimento eccezionale….
La processione iniziava, tutti i bambini erano dietro al baldacchino e la gioia era al culmine quando la “perpetua, una signora al servizio del sacerdote , mi si avvicinò, mi prese per mano e mi fece uscire dalla fila perché il mio vestito non copriva le ginocchia. Il mio crimine: ero cresciuta troppo in fretta e, per mancanza di soldi, il guardaroba non aveva seguito l’evoluzione!
Rimango persuasa che la stupidità e l’ignoranza di certi hanno largamente contribuito alla desertificazione delle chiese.
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La Signora Delacrétaz è svizzera d'origine vicentina e ha deciso di lasciare a questo blog, nella lingua che domina meglio, le sue considerazioni sul passato. La ringrazio di cuore. La traduttrice-traditrice del suo pezzo sono io. Barbara