Ecco il racconto del Signor Franco Palladino:
«Nato nel 1948 in una famiglia di contadini molisani, a 12 anni ero un ometto cui spettavano già varie responsabilità, come quella di accudire gli animali del piccolo podere che avevamo. Un giorno un geometra venne a trovare mio padre e, vedendomi all’opera, chiese se poteva portarmi con sé perché aveva bisogno di un ragazzetto in gamba per un lavoretto. Sarei stato pagato, disse, e, il lavoro era alla mia portata poiché si trattava di fare il canneggiatore. Né io, né mio padre sapevamo cosa fosse questo mestiere. Il geometra allora spiegò che si trattava di prendere le misure dei terreni e io avrei dovuto allenarmi a fare un passo di un metro e poi di percorrere il perimetro dell’area contando i passi che facevo. Così diventava più facile per lui calcolarne le misure.
Si chiamava canneggiatore perché, all’inizio per le misurazioni topografiche si utilizzava una canna, diventata poi metrica, ovvero un’asta graduata la cui lunghezza variava da regione a regione entro 2 o 3 metri.
Mio padre acconsentì e dovetti immediatamente mettermi all’opera per imparare a fare quel famoso passo lungo esattamente un metro. Mi ci vollero tre-quattro giorni di allenamento prima di essere pronto. Svolsi poi il mio compito con grande attenzione e il geometra ne fu contento.
Quando terminai il periodo e dovetti andare in banca a prendere i soldi guadagnati fu emozionante: 64 mila lire, una fortuna per me!
Ma che delusione quando l’impiegato non volle consegnarmeli perché ero minorenne. Negò, altresì, di darli a mio padre che non aveva svolto lui il lavoro. Insomma una situazione kafkiana poiché pretendeva di consegnarmeli alla mia maggiore età, cioè a 21 anni. Poi, per fortuna, il geometra riuscì a trovare una soluzione e io, con quei soldi, mi rivestii tutto: scarpe, pantaloni lunghi (li avevo ancora corti), camicia, cravatta, giacca…. e ne avanzarono altri.
Al giorno d’oggi, per misurare un terreno, basta il GPS che punta il satellite e l’area è calcolata in un attimo! Addio canneggiatore».