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Foto presa da: www.lanoce.it/it/about/acetaia/ |
Un affare di famiglia
di Silvana Abati
In tanti supermercati si vende, a
basso prezzo, un aceto “balsamico” che delle acetaie modenesi non ha proprio
nulla. E’ impossibile, infatti, acquistare a pochi euro un nettare che per
arrivare sulle nostre tavole ha dovuto essere assistito amorevolmente per più
di due decenni. Parola di modenese: se lo trovate lasciate perdere o, comunque,
non chiamatelo aceto balsamico di Modena perché sarebbe una grande offesa per
tutti quelli che si occupano di questo particolare prodotto.
Da quando sono nata ho sempre
visto l’acetaia nel solaio di famiglia: ce l’aveva mio nonno, mio padre e, quando mi sono sposata, l’ha
realizzata anche mio marito. Ora che ho raggiunto una certa età, la nostra
acetaia è passata ad un nipote, contagiato anche lui dalla passione per questa
antichissima tradizione che affonda le radici nel Medioevo.
Poiché di aceto balsamico me ne
intendo, quando mi è stato chiesto da Barbara di lasciare sul blog di “Altri tempi”
la mia conoscenza su questo “cibo degli dei” non ho esitato un istante. La mia
è tuttavia un’esperienza unicamente familiare perché le nostre
acetaie sono sempre state realizzate ad uso privato e non commerciale.