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La signora Armentina, piena di ricordi, ci racconta come si stirava una volta, quando l’elettricità non c’era ancora, dandomi così l’opportunità di mettere questa bella foto, presa dalla raccolta di ferri da stiro antichi di Pasquale Veleno.
Il primo ferro da stiro che ho avuto (anni ’40) era quello pesante che si metteva direttamente sulla stufa. La piastra si riscaldava e io potevo stirare il tempo che durava questo calore, ovvero pochissimo. Insomma per dare una piega ai capi ci voleva davvero tanto tempo. Ve le ricordate le stufe di una volta fatte a cerchioni concentrici i quali si toglievano uno ad uno, a seconda della grandezza della pentola da mettere? Ebbene, quella era la stufa su cui io poggiavo il ferro da stiro. Nelle sartorie, dove il ferro era attaccato tutta la giornata si è sempre preferito impiegare questo tipo fino all’avvento dell’elettricità, infatti, si rischiavano meno bruciature ed era più pulito.
Successivamente ho utilizzato quello dove si mettevano le braci direttamene dentro al ferro. Quello per intenderci che, come cimelio, si trova ancora in tante case. Era tutto nero e aveva l’apertura in alto che permetteva di riempirlo di braci ardenti. Questo ferro aveva un’autonomia più grande rispetto a quello di prima. Nelle famiglie ricche la brace veniva sostituita dal carbone.
Per poter stirare agevolmente dovevo spruzzare la stoffa con dell’acqua. La bruciatura era assicurata se non si aveva l’accortezza di mettere uno straccio tra la stoffa e il ferro. Le stoffe sintetiche fino agli anni ’50 non erano ancora arrivate nelle nostre case per cui i capi da stirare erano prevalentemente in canapa, lino o lana. Mentre i soliti ricchi possedevano nel loro guardaroba anche indumenti in cotone e seta. Per inamidare i colli delle camicie, facevo bollire le bucce di patate in una pentola e, dopo, ve li immergevo.
Nelle famiglie dove non c’era servitù, lenzuola, asciugamani e vestiario intimo non venivano mai stirati, avevamo altro da fare!
Per cui, quando alla fine degli anni ’50 mi sono trovata fra le mani il primo ferro da stiro elettrico è stata una vera liberazione. Sono stata una delle prime a comperare quello a vapore che avevo adoperato nella sartoria dove lavoravo!
Non c’è dubbio che l’emancipazione della donna è passata anche attraverso la liberazione delle corvée domestiche.
Il primo ferro da stiro che ho avuto (anni ’40) era quello pesante che si metteva direttamente sulla stufa. La piastra si riscaldava e io potevo stirare il tempo che durava questo calore, ovvero pochissimo. Insomma per dare una piega ai capi ci voleva davvero tanto tempo. Ve le ricordate le stufe di una volta fatte a cerchioni concentrici i quali si toglievano uno ad uno, a seconda della grandezza della pentola da mettere? Ebbene, quella era la stufa su cui io poggiavo il ferro da stiro. Nelle sartorie, dove il ferro era attaccato tutta la giornata si è sempre preferito impiegare questo tipo fino all’avvento dell’elettricità, infatti, si rischiavano meno bruciature ed era più pulito.
Successivamente ho utilizzato quello dove si mettevano le braci direttamene dentro al ferro. Quello per intenderci che, come cimelio, si trova ancora in tante case. Era tutto nero e aveva l’apertura in alto che permetteva di riempirlo di braci ardenti. Questo ferro aveva un’autonomia più grande rispetto a quello di prima. Nelle famiglie ricche la brace veniva sostituita dal carbone.
Per poter stirare agevolmente dovevo spruzzare la stoffa con dell’acqua. La bruciatura era assicurata se non si aveva l’accortezza di mettere uno straccio tra la stoffa e il ferro. Le stoffe sintetiche fino agli anni ’50 non erano ancora arrivate nelle nostre case per cui i capi da stirare erano prevalentemente in canapa, lino o lana. Mentre i soliti ricchi possedevano nel loro guardaroba anche indumenti in cotone e seta. Per inamidare i colli delle camicie, facevo bollire le bucce di patate in una pentola e, dopo, ve li immergevo.
Nelle famiglie dove non c’era servitù, lenzuola, asciugamani e vestiario intimo non venivano mai stirati, avevamo altro da fare!
Per cui, quando alla fine degli anni ’50 mi sono trovata fra le mani il primo ferro da stiro elettrico è stata una vera liberazione. Sono stata una delle prime a comperare quello a vapore che avevo adoperato nella sartoria dove lavoravo!
Non c’è dubbio che l’emancipazione della donna è passata anche attraverso la liberazione delle corvée domestiche.
Armentina Bonini, tutti i diritti riservati