giovedì 20 novembre 2014

87. Alla ricerca delle proprie radici : dalla Francia a un paesino dell’Appennino reggiano

I francesi appena arrivati al "Sasso" davanti alla casa dei loro avi
di Barbara Bertolini

Ognuno di noi vuole sapere chi è, da dove viene e chi sono i suoi antenati, ecco perché le ricerche  genealogiche, grazie anche ad internet, sono in pieno boom.

Il flagello dell’emigrazione, in passato, ha spostato da tutta la penisola italiana, in particolare dalle zone rurali, milioni di persone alla ricerca di un lavoro soprattutto in Europa e nelle Americhe.  Altri, una minoranza, hanno invece lasciato l’Italia per motivi politici, per dissidi familiari, per spirito di avventura.  E’ pur vero che il fenomeno migratorio ha ripreso, ma gli emigrati di adesso sono istruiti e hanno sempre il telefonino in mano e, quindi, non interrompono i rapporti con i parenti lasciati in Italia, come succedeva, invece, prima e come dimostra questa storia.

domenica 5 ottobre 2014

86. La vendemmia e la pigiatura dell'uva negli anni '50


Ai tempi miei la scuola ricominciava ad ottobre. I pargoli erano una forza lavoro non indifferente per l’agricoltura  e, in una nazione in cui più del 60% dei suoi abitanti lavorava la terra, si tenevano in gran considerazione i lavori dei campi che si concludevano, per i bambini, con la raccolta dell’uva.  Ecco perché non si andava a scuola fino al primo di ottobre.

Il vigneto nella famiglia contadina ha occupato sempre un posto di rilievo. Esso veniva seguito nell’arco di tutte le stagioni con i lavori di potatura, legatura e piegatura dei tralci,  zappatura del terreno, della cimatura e, infine, della protezione dell’uva dai predatori naturali  come gli uccelli.

mercoledì 25 giugno 2014

85. La maternità fuori dal matrimonio: lettera di una ragazza piena di dubbi

Fino alla fine degli anni ’60, l’ingenua e sprovveduta ragazza  rimasta incinta perché aveva ceduto alla famosa prova d’amore che le chiedeva il fidanzato  ̶  che poi alla notizia dell’imminente arrivo del bebè se la svignava a gambe levate  ̶  veniva vista male. Additata da tutta la comunità come una “poco di buono”, una vera condanna morale anche per la sua famiglia.  Poi, arrivò all’improvviso il femminismo e spazzò via i pregiudizi e la donna, per la prima volta da millenni, acquisì la consapevolezza che la maternità fuori dal matrimonio non fosse più una colpa.  

Questa lettera, vera, scritta da una ragazza all’inizio degli anni ‘70 dimostra l’evoluzione del pensiero femminile nei riguardi della maternità (luoghi e nomi sono stati cambiati).

martedì 10 giugno 2014

84. Come si faceva a lievitare il pane nel passato? E la madre dell'aceto?


Pane emiliano
La donna, nella sua storia millenaria, ha sempre fatto tutto a mano e, questo, fino agli anni '50 del secolo appena passato, quando improvvisamente è esplosa la modernità.  Però, in quegli anni, in molti paesini dell’Appennino e delle Alpi non era giunta questa ventata poiché non avevano l’energia elettrica e, quindi, non possedevano gli elettrodomestici, tra cui il frigorifero, che era comunque una rarità anche nelle famiglie più benestanti perché molto costoso.  Difettando questo elemento, le casalinghe utilizzavano il savoir faire che si era tramandato da generazioni.

Per esempio, la “pasta madre”,  era uno degli ingredienti più importanti da avere sotto mano poiché era indispensabile per lievitare il pane che veniva fatto rigorosamente in casa ma, anche, per la realizzazione di dolci. Nessuno comperava il lievito di birra, quello che ora si trova in tutti i supermercati e che deve essere conservato in frigo. Questo discorso valeva anche per l'aceto.

In che cosa consisteva questa “pasta madre”?  Come si faceva?

giovedì 8 maggio 2014

83. La comunicazione senza telefono nel dopoguerra negli sperduti paesini italiani

Postino del passato, acquerello di Céline Castaingt-T.

Molti piccoli paesi dell’Appennino e delle Alpi fino alla metà degli anni Cinquanta non avevano l’elettricità, ragion per cui l’unico modo per avere informazioni era leggere i giornali che arrivavano per posta. Ma quanti contadini,  mezzadri, operai,  piccoli artigiani avevano la possibilità di comperarli? Pochissimi. Dalle parti mie (Appennino reggiano), questi giornali arrivano ogni tanto nei due spacci locali che, guarda caso, fungevano anche da bar;  giornali che venivano poi passati di mano in mano fino a quando ritornavano in quelle del proprietario che li utilizzava per avvolgere la sua mercanzia. In certi paesi c’era anche il banditore, ma la comunicazione di questo signore riguardava  l’annuncio di leggi, decreti o l’arrivo dei mercanti. Tuttavia, per questa comunicazione, vi rimando al post n. 13 di questo blog firmato da Annamaria Cenname.

La radio la faceva da padrona, invece, nei paesi che usufruivano dell’elettricità.  In generale una radio che i pochi proprietari o signorotti locali  mettevano sul balcone o davanti ad una finestra aperta, a pieno volume, per far sentire a tutto il vicinato le informazioni, le canzonette, le opere ecc… Insomma le cose importanti o piacevoli da ascoltare.

sabato 5 aprile 2014

82. Parole in disuso di Giuseppe Prezzolini

Diligenza con "trapelo" (cavallo dietro)
Tante parole della lingua italiana utilizzate nel passato sono andate perdute e, molte, invece, stanno in un angolino del nostro cervello, seppellite da montagne di informazioni, pronte a risorgere appena qualche scrittore ha la bontà di adoperarle. 
Secondo Zanichelli, che ha lanciato l’allarme, sono all’incirca 2800 le parole italiane che rischiano, ora, l’estinzione. Tra queste, per esempio, “imbolsire (ingrassare), invacchiare (andare a male e segnato come errore da Word!), misoneista (contrario ad ogni innovazione), belluino (feroce), ecc…”.  Ma anche tanti termini dei mestieri scomparsi.
Ho ritrovato un testo delizioso di Giuseppe Prezzolini  (1882-1982) sulla parola “trapelo”, che voglio condividere con voi poiché riporta in vita un bel pezzo di altri tempi, un racconto che è stato pubblicato per la prima volta nel 1954 dall’editore Longanesi. Barbara Bertolini

                                   IL TEMPO DEL “TRAPELO”
                                      di Giuseppe Prezzolini

domenica 9 marzo 2014

81. I giochi dei bambini campagnoli negli anni Cinquanta


Per sapere come si giocava ai tempi passati mi basta interrogare la mia memoria. Mi rivedo bambina felice correre per il paese in compagnia di tanti compagnucci. I nostri giochi erano frutto di una fantasia infinita poiché nessuno di noi aveva un gran che come oggetti di divertimento. E, allora, acchiapparella, mosca cieca, regina reginella, nascondino, un due tre stella, campana, rubabandiera,  erano i nostri preferiti tra questi giochi che potevamo portare avanti tutto il pomeriggio fino a quando, all’imbrunire, stremati, ritornavamo nelle nostre case, accolti con la più grande indifferenza.

sabato 15 febbraio 2014

80. GHEDDAFI e le suore italiane da lui volute in Libia

suore all'ospedale El Beida
In questo blog, grazie all’amica Maria Genta, ho potuto parlare della Libia ai tempi di re Idriss (vedere post 6,7,8 e 15) . Ora, un’interessante testimonianza di una suora, le cui consorelle vi hanno vissuto per vent’anni, ci permette di capire meglio la mentalità libica e, soprattutto, il dopo Gheddafi che ben pochi politologi sembrano aver afferrato.


Mi ha raccontato, infatti,  Suor AnnaMaria dell’esperienza delle consorelle della sua Congregazione.
 Le religiose erano state chiamate dall'allora Papa Paolo VI al quale Gheddafi stesso aveva chiesto delle suore per l'ospedale di El Beida. Il rais libico era stato colpito, in effetti, dalla cura e dalla dedizione di due suore francescane, che avevano assistito nell'agonia e nella morte, con grande competenza e amore, il padre colpito dai bombardamenti di Reagan alle caserme in cui viveva la famiglia del capo libico.

domenica 19 gennaio 2014

79 La scuola al tempo del fascismo: tema d’italiano


Dopo il post n.78, ricopio qui il secondo tema svolto dal professor Paperini come esempio per i suoi alunni.  Ritengo, infatti, che non c’è niente di meglio di rileggere i temi d’italiano che dovevano essere svolti dagli scolari degli anni ’30 del secolo appena passato per capire la grande differenza tra loro e gli alunni di adesso. Nessun insegnante si sognerebbe mai di chiedere, oggi,  l’ispezione degli zaini dei nostri ragazzi. E, anche se qualcuno la facesse, non vi troverebbe certo un  grillo canterino, figuriamoci se i bambini di adesso sanno cosa sia! Un’altra parola sparita dal dizionario scolastico è “diligenza”.  Esistono ancora gli scolari diligenti? Chissà … Il rimprovero all’alunno  Gabetti, invece, perché nella sua cartella vi sono giornaletti e polizieschi, è frutto della mentalità dell’epoca: si dovevano leggere solo buoni libri, dimenticando che, invece, sono proprio i primi ad avvicinare l’adolescente alle future letture importanti. Ma vediamo le differenze:  (Barbara Bertolini)

Un’improvvisa ispezione in classe alle cartelle degli alunni

mercoledì 1 gennaio 2014

78. La scuola durante il fascismo: i temi in classe


Siamo sotto il fascismo, la scuola è una cosa molto seria.  Ci si alza in piedi appena l’insegnante entra e si aspetta il suo “seduti!”. Dopo di che, zitti, zitti si segue (o  si fa finta di seguire) con attenzione la lezione. In quel periodo molti genitori sono analfabeti e, l’istruzione è percepita come importante e fondamentale per l’avvenire del proprio figlio. Ecco perché quasi tutti i papà e le mamme che vanno a parlare con gli insegnanti, raccomandano loro di usare le maniere forti con i propri pargoli se non obbediscono e non studiano.
In questo clima di terrore, il prof. Paperini decide di dare una mano agli studenti svogliati realizzando un certo numero di temi che toccano tutti gli argomenti dell’anno scolastico: mamma e papà, l’amico, l’autunno, la vendemmia, la gita in campagna, in montagna e al mare, Natale, La Befana, Pasqua ecc… ecc….
Questi temi, le cui tracce saranno riprese anche dagli insegnanti, rivisti a distanza di anni, finiscono per darci uno spaccato della realtà vissuta dallo scolaro nel periodo fascista……. Ve li ripropongo. Per ora  ecco il primo, molto istruttivo per capire il comportamento degli  alunni dell'epoca:

 Tema: Il nostro maestro

Svolgimento: