martedì 10 dicembre 2013

77. Racconti della terra

Il gallo di Giacinto
di Vincenzo Rossi

A causa di un malore e una successiva caduta, Vincenzo Rossi è costretto a letto per più di un mese, quando un avvenimento inatteso viene a confortare la sua dolorosa immobilità. Ecco il suo racconto:



[…] Immobile, supino, notti e giorni, con gli occhi chiusi o fissi al soffitto stetti per una quarantina di giorni… Poi quando avevo perduto quasi tutte le speranze di tornare a una vita piacevole avvenne il miracolo che mi sottrasse da quel costante stato di pena. Una notte mentre stavo osservando nel mio orologio da polso le due lancette che si accavallavano sulla mezzanotte, dal balcone semiaperto penetrò come un dono divino un alto, vigoroso e prolungato canto di un gallo. In me si produsse il miracolo: la mia sofferenza si attenuò, il mio cervello ebbe una illuminazione, una scossa rigenerante attraversò tutto il mio corpo e il mio spirito. La voce di quel misterioso gallo mi giungeva dai piedi del Cimerone dove alcuni contadini avevano sistemato il loro pollaio.

Quell’inattesa voce di gallo era tanto forte che in principio lo scambiai per un ululato di lupo. Cantò sette volte e tacque. Tornò il silenzio e il buio, ma passarono tre, quattro minuti e il gallo riprese il suo canto con sette note e tacque, fece una pausa un po’ più lunga, ma tornò ancora con sette note, l’ultimo “i” lo tenne per una decina di secondi: chicchirichiiiiiii… Compresi che intendeva avvisare il villaggio che era mezzanotte e che non avrebbe cantato più. Infatti stetti in attesa tutta la notte, ma quel canto miracoloso non si ripeté più.

domenica 3 novembre 2013

76. QUANDO SI NASCEVA IN CASA



Fino agli anni ’60 nei paesini di campagna si nasceva in casa. Questo parto avveniva in modo concitato. Nell’imminenza del travaglio si allontanavano dall’abitazione uomini e bambini. Le donne adulte della casa o del vicinato entravano in azione riscaldando grandi pentoloni d’acqua e preparando le varie pezze di stoffa necessarie per il nascituro e la mamma.  Al marito,  l’unica cosa che toccava, era di andare a chiamare la levatrice o la donna esperta del luogo e che si era formata solo dopo una lunga pratica di parti poiché era lei che faceva nascere tutti i bambini del paese. 

sabato 26 ottobre 2013

75. La pastorella impertinente


Questa storia è vera e si svolge all’inizio degli anni ’30 in un pesino dell’Appennino emiliano. Racconta di una pastorella astuta che non voleva proprio andare a pascolare le pecore.
***** 
Emergo con fatica da un sonno profondo. Sento, ovattata, la voce di mia madre che cerca di svegliarmi scuotendomi leggermente, ma il suo movimento mi culla e mi fa sprofondare di nuovo nel sonno. Allora, mi prende in braccio e mi porta in cucina, io piagnucolo come ogni mattina. Per acquietarmi mi dice: «Dai Tina, ti ho preparato un bel bicchiere di latte che ho appena munto per te». Sa, infatti, che è il solo modo per farmi accettare questa levataccia in un ambiente così freddo che richiede una forza di volontà disumana per uscire dalle calde lenzuola. «Le tue amiche sono già pronte, ti aspettano», aggiunge. Continuo a frignare, ma so che non ho altra scelta, è l’alba ed io devo andare fuori  e raggiungere le mie dolci, tenere, deliziose pecorelle, che in effetti sono le mie carnefici.

martedì 8 ottobre 2013

74. La proposta di matrimonio nel '900


Abiti sposa del passato*
La richiesta di matrimonio, nel passato, era una cerimonia ben codificata e questo accomunava quasi tutte le classi sociali della popolazione.  Solo i  poveri non si ponevano il problema con chi doveva sposarsi la figlia o il figlio, tanto, peggio della loro posizione non potevano avere!
Poiché nel passato il matrimonio determinava  la posizione civile di una persona, esso poteva generare una caduta verso un gradino più basso o dare una spinta verso uno più alto della scala sociale. Ecco perché era combattuto il matrimonio d’amore che sbocciava tra due giovani di diversa provenienza sociale. Se si nasceva poveri, era difficile arricchirsi con il matrimonio: solo una fanciulla particolarmente bella, i cui genitori sapevano giocarsi bene  questa carta, preservando la sua integrità fisica, poteva sperare di farcela, altrimenti rischiava di diventare solo una concubina. I libri sono pieni di storie amorose contrastate e di dolci fanciulle inghiottite dai lupi!

Nel ‘900 come avveniva la proposta di matrimonio  quando i genitori erano consenzienti?

sabato 8 giugno 2013

73. Il S. Maria nuova di Reggio Emilia e l’igiene negli ospedali degli anni ‘50/60 dai ricordi di un'infermiera

Vecchio ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia


Sono stata contattata da un’insegnante che stava svolgendo una ricerca sull’igiene del passato nell’Appennino.  In questo blog ci sono vari post che, indirettamente, ne parlano. Ma soprattutto ho segnalato, alla ricercatrice, una ex infermiera, Ines Bonini, entrata all’Ospedale S. Maria nuova di Reggio Emilia nel 1961 e che, quindi, avrebbe potuto chiarire tutte le sue domande su come veniva gestita l’igiene nella metà del secolo scorso.

Ho interrogato anch’io Ines, perché la cosa mi incuriosiva e, quello che mi ha raccontato degli ospedali degli anni ‘50/60, mi ha lasciata allibita. Infatti, l’ospedale  descritto dall’ex infermiera è uno di quei luoghi dove nessuno di noi vorrebbe mai  trovarsi. Non solo per la sofferenza che vi regnava, ma anche per la mancanza totale di igiene e pulizia che lo caratterizzava. Se Ines non si è mai presa nessuna infezione lo deve solo ai robusti anticorpi formatisi quand’era bambina a contatto con il bestiame, in un mondo contadino dove non ci si preoccupava troppo dell’igiene.

martedì 21 maggio 2013

72. Il WWW festeggia i suoi 20 anni: tank you Mr Tim Berners-Lee



Il “www” ovvero “World Wide Web” compie  vent’anni. Questo blog non si occupa di storie così recenti, ma quella che voglio raccontare è davvero particolare,  perché i vent’anni trascorsi sembrano un’eternità. Da quando Tim Berners-Lee (nella foto), che lavorava al CERN di Ginevra, ha creato il WWW e ha permesso che venisse messo a disposizione di tutti gratuitamente, il nostro mondo è cambiato. Questo blog e i milioni di altri blog sparsi nei continenti esistono grazie a lui, così come i miliardi di messaggi email che ci scambiamo ogni giorno, le informazioni e le ricerche che riusciamo ad avere con un “clic”, i giornali on line e gli ebook che leggiamo;  tutto si può vedere grazie all’invenzione di questo fisico britannico che, con i suoi ipertesti, ci ha aperto una finestra sul mondo.

Ma la cosa più  importante  è che  Berners-Lee abbia scelto di brevettare il suo WWW  lasciando il libero utilizzo,  sapendo che così facendo non sarebbe mai diventato miliardario.

sabato 27 aprile 2013

71. L'inquinamento domestico negli anni '50

La parola "inquinamento" fino alla metà del secolo scorso non aveva ancora fatto la sua apparizione poiché nelle case contadine di rifiuti domestici ne rimanevano ben pochi. Questo per due ragioni: la prima perché si comperava lo stretto indispensabile e, la seconda, perché gli animali da cortile spazzavano via, con voracità, il cibo che avanzava.
Anche l’abbigliamento, veniva ancora cucito a mano e, spesso, come raccontato in questo blog (post 2), realizzato dalle massaie dalla A alle Z, ovvero dalla produzione e realizzazione della stoffa stessa, alla sua finale trasformazione con questi passaggi:

venerdì 8 marzo 2013

70. Il matto del paese



Ogni paese ha sempre avuto il suo personaggio eccentrico, sopra le righe e, talvolta, proprio matto. Una persona che tutti conoscevano, evitavano o aiutavano a seconda  della sua personalità. Anche attraverso questo racconto si intravvede la vita paesana del tempo che fu.  La storia del pazzo,  che ci racconta lo scrittore Vincenzo Rossi, si è svolta nel periodo fascista a Cerro al Volturno (nella foto), in provincia di Isernia, ed è davvero inconsueta: ogni notte egli svegliava i paesani facendo un fracasso infernale, fino a quando…

Lorenzaccio, il pazzo di Cerro al Volturno            di    Vincenzo Rossi

Di solito, tra l’una e le tre di notte, Lorenzaccio il Pazzo, svegliatosi nel suo pagliaio di Cincinuso, veniva a scuotere il paese con i suoi colpi di martello. Alla Pianuzza indossava l’armatura, conservata in una grotta: infilava la testa in un secchio al quale aveva attaccato quattro corna di bue, due davanti e due dietro, si legava intorno al corpo due lastre di zinco, una avanti e una dietro, tenute da fili di ferro alle spalle e ai fianchi; s’infilava nelle narici due lunghe penne di tacchino; impugnava un grosso martello di legno e raggiungeva in silenzio le prime case. Qui attaccava a battere se stesso e quanti oggetti riteneva potessero rispondere al suo musicale desiderio: canaloni, ringhiere, pali, tubature, ecc. Le prime notti che scoppiò quel fracasso, molti  si alzarono, scesero a osservare la fonte dell’indesiderata orchestra, lo minacciarono, gli fecero promesse, ma nessuno riuscì a convincerlo di smetterla. Puntualmente nel cuore della notte riappariva, percorrendo  il paese due volte, in salita e in discesa. A poco a poco le orecchie si assuefecero e c’era chi non avvertiva neppure l’arrivo di Lorenzaccio, che con i colpi faceva tremare tutte le ringhiere alle quali giungeva il suo martello. Io ne sentivo l’arrivo ai piedi del paese dal pagliaio di Arcangiancalla, o dalle Aie.

lunedì 11 febbraio 2013

69. LA FONTE DEL PAESE e le sue storie




Quando l’acqua non arrivava nelle abitazioni, la fonte era il luogo d’incontro più importante del paese perché almeno un membro della famiglia  vi andava, ogni giorno,  ad attingere l’acqua che sarebbe servita non solo per dissetare, ma anche per tutte le altre attività familiari come cucinare, lavarsi e lavare.
Il racconto poetico che segue è dello scrittore molisano Vincenzo Rossi  - che ringrazio per avermi permesso di mettere sul blog –  e che ci fa comprendere con vividezza  come la fonte, verso l’imbrunire, diventasse per il paese una agorà dove le donne si incontravano, discutevano e, perché no, litigavano anche. Ma bastava un bel cocomero per rappacificare tutti.  Siamo negli anni ’30 del secolo appena passato, a Cerro al Volturno (Molise), ma poteva accadere in qualsiasi  altro paesino d’Italia…  
***

La vecchia fonte, non più luogo di vita     di   Vincenzo Rossi*
Avvolta da profonda tristezza, di giorno e di notte, quasi non si riconosce. Le selci scavate dai ferri di muli e cavalli sono ricoperte da uno strato di terriccio dal quale traggono vita rigogliosi ciuffi di falasco; i solchi di scolo, ripieni d’acqua putrida, immobili, assorbono la luce sfuggita alle ginestre e ai rami inselvatichiti dei pioppi; i muri di cinta, che l’hanno in qualche modo protetta dal terreno franoso, ancora la rilevano nella sua forma rettangolare e le consentono di dissetare le bocche che le fanno visita. L’ampia pietra scalpellata, che ne copre la vaschetta dalla quale fuoriesce l’acqua, è la sola a ripresentarsi agli occhi, avidi di leggervi le tracce del tempo, quasi come allora. Una lieve patina ne offusca l’antico splendore.

domenica 13 gennaio 2013

68. Cosmetica del passato

Le donne di tutte le epoche hanno sempre saputo migliorare il loro aspetto attingendo ai prodotti di bellezza  naturali. Le egiziane, cinesi, greche, romane  dei secoli avanti Cristo avevano già scoperto i tanti segreti della cosmesi e utilizzavano intrugli di tutti i tipi per la cura del corpo.

La studiosa Patrizia Turrini, dell’Università di Siena, che ha fatto un’indagine in merito, ci parla di una certa Trotula, donna sapiente e colta, medico della scuola salernitana, vissuta nel  Medioevo,  e quindi più vicina a noi, che, oltre alle malattie femminili, si è occupata anche di igiene e di bellezza. Ebbene, questa medichessa nel suo trattato, Il De Ornatu,  già  insegnava alle donne come eliminare rughe e peli superflui, come rendere smaglianti i denti e la pelle bianca e libera da impurità, come evitare le borse sotto gli occhi e le screpolature, ma anche come truccare viso e labbra e tingere di biondo o di nero i capelli.