mercoledì 1 gennaio 2014

78. La scuola durante il fascismo: i temi in classe


Siamo sotto il fascismo, la scuola è una cosa molto seria.  Ci si alza in piedi appena l’insegnante entra e si aspetta il suo “seduti!”. Dopo di che, zitti, zitti si segue (o  si fa finta di seguire) con attenzione la lezione. In quel periodo molti genitori sono analfabeti e, l’istruzione è percepita come importante e fondamentale per l’avvenire del proprio figlio. Ecco perché quasi tutti i papà e le mamme che vanno a parlare con gli insegnanti, raccomandano loro di usare le maniere forti con i propri pargoli se non obbediscono e non studiano.
In questo clima di terrore, il prof. Paperini decide di dare una mano agli studenti svogliati realizzando un certo numero di temi che toccano tutti gli argomenti dell’anno scolastico: mamma e papà, l’amico, l’autunno, la vendemmia, la gita in campagna, in montagna e al mare, Natale, La Befana, Pasqua ecc… ecc….
Questi temi, le cui tracce saranno riprese anche dagli insegnanti, rivisti a distanza di anni, finiscono per darci uno spaccato della realtà vissuta dallo scolaro nel periodo fascista……. Ve li ripropongo. Per ora  ecco il primo, molto istruttivo per capire il comportamento degli  alunni dell'epoca:

 Tema: Il nostro maestro

Svolgimento:
La persona che, dopo i nostri genitori, siamo in dovere di amare più di tutti al mondo, è il nostro maestro.
Ancora ragazzi, noi siamo in grado di capire quanto grande e importante sia l’opera che egli spiega a favore di ciascuno di noi. Egli giorno per giorno ci spezza il pane del sapere, del quale nutrendoci, ci formiamo, senza accorgercene, un carattere, una cultura; egli ci educa alla bontà, ad una volontà che non conosce ostacoli, all’amore verso Dio, verso i nostri simili, verso la Patria; egli insomma, come ricordo d’aver letto in un libro, è qualche cosa come un saggio giardiniere, il quale giorno per giorno con le più amorevoli attenzioni ha cura che le pianticelle a lui affidate crescano rigogliosamente diritte e vegete.
Ecco quali motivi di affezione e di riconoscenza legano lo scolaro al suo maestro.
Ma noi, nella nostra classe, abbiamo, oltre che queste, cento altre ragioni per sentirci affezionati al nostro insegnante.
Con quel suo aspetto aperto e gioviale, cominciamo col dire, che egli ispira fiducia e confidenza, ma una confidenza rispettosa oltreché affettuosa. Ciascuno di noi, dal più disciplinato al più scavezzacollo della classe, ha da lui ciò che si merita, perché il motto del nostro maestro potrebbe essere: “Giusto con tutti”.
Qualsiasi lezione egli ci spieghi, sa rendercela bella e piacevole e così nessuna meraviglia, se venire a scuola è per tutti una gioia, e un’assenza forzata costituisce un vero dispiacere.
La materia, sulla quale preferiamo che egli c’intrattenga, è la storia. Quando, ad esempio, ci parla del nostro Risorgimento, avvenimenti e figure ci passano davanti come sopra uno schermo cinematografico; non parliamo poi dell’ultima guerra… chi meglio del nostro maestro potrebbe parlarne? Per ben due lunghi anni egli vi ha partecipato e molti sono i combattimenti nei quali si è battuto eroicamente.
Data la sua innata modestia, di rado ci è dato di poterlo far parlare degli avvenimenti, ai quali egli ha preso parte; il fatto si è che è stato più volte ferito e brilla sul suo petto il distintivo di mutilato. Gli mancano ben quattro dita della mano sinistra. Tutti sappiamo che egli le ha perdute al fronte. Ma in che modo e in quale combattimento? Questo ci struggevamo di sapere da parecchio tempo, finalmente un giorno, alle nostre insistenti domande, ci raccontò semplicemente così :
“Fu vicino all’Isonzo per colpa di una scheggia di granata, sul finir dell’ottobre del 1918, mentre eravamo tutti presi dalla foga d’inseguire gli Austriaci che ormai fuggivano precipitosamente. Dopo due o tre giorni seppi, all’ospedale, la notizia della grande vittoria. Chi da quel momento sentì più il dolore? Eravamo pazzi di gioia”.
Ecco il maestro che noi da due anni abbiamo la fortuna di avere; come non circondarlo del più vivo affetto, della più schietta e filiale riconoscenza e ammirazione?

Commenti su questo tema:
Un ragazzo del giorno d’oggi potrebbe mai amare più di tutti il suo insegnante e circondarlo della più schietta e filiale riconoscenza? E sa lo scolaro che il suo maestro gli spezza il pane del sapere per nutrirlo alla cultura? I tempi sono proprio cambiati.
Secondo me, il prof. Paperini aveva messo troppo in alto l'asticella del sapere: un ragazzino della 5a elementare in grado di scrivere così??? Attualmente, nemmeno quello che frequenta il primo anno di università è capace di farlo. Che ne dite?
B. Bertolini

Questo tema è tratto da:

IL MIO LIBRO DI TEMI D’ITALIANO
per la quinta elementare
Cesare Paperini, Società editrice internazionale,

1937 anno XV. – Tip. Mantero – Tivoli

1 commento:

Annamaria ha detto...

Pazzesco, dovrebbe essere letto in tutte le classi per far capire ai ragazzi il valore degli insegnanti.