martedì 18 settembre 2018

100. Sulle strade della mia infanzia: lo "SPACCAPIETRE"




di Barbara Bertolini


Sulle strade della mia infanzia ogni tanto c’erano cumuli di sassi e, seduto vicino a questi cumuli, sotto il sole cocente dell’estate o il gelo dell'inverno, un uomo con un grosso martello in mano spaccava queste pietre, ritmicamente, sasso dopo sasso, per farne della ghiaia. Quest’umo di mestiere faceva lo “spaccapietre” uno dei più ingrati lavori manuali esistenti e poiché non aveva guanti, per parare i colpi del martello, aveva ideato copri-dita con i vecchi copertoni delle biciclette.


Le strade del mio paese fino alla fine degli anni ’50 e oltre, non erano bitumate ma di terra battuta su cui si stendeva questo brecciolino. Circolavano pochi mezzi allora e, il traffico su ruota nei paesini arretrati della Penisola, com’era il mio, era composto per lo più da camioncini, corriere, moto e soprattutto tante biciclette le cui gomme erano messe a dura prova. Ogni ciclista doveva essere pronto a tappare la foratura, ecco perché aveva con sé un mastice particolare e pezze di gomma che venivano incollate sulla camera d’aria per tapparne il buco. Un gesto che ho visto fare migliaia e migliaia di volte dai tanti ciclisti e motociclisti. Ma anche alle auto si bucava spesso la ruota, ragion per cui si pensò di dotarle di una ruota di soccorso.

Le strade della mia infanzia erano, però, sorvegliate attentamente dal cantoniere che aveva la responsabilità della manutenzione dei vari chilometri di strade a lui affidate. Era lui che doveva stabilire se il manto aveva bisogno di altra ghiaia, e, quindi, se mancava, chiamare lo spaccapietre. Doveva altresì controllare le cunette che dovevano essere pulite per permettere all’acqua piovana di defluire e, quindi, di non rovinare la strada. Poiché gli spostamenti in quegli anni erano difficili, al cantoniere veniva data una bella casa dove viveva con la sua famiglia. Esso aveva tutta la considerazione dei paesani che lo ritenevano anche un lavoratore privilegiato. Queste case esistono ancora, disseminate ovunque su tutta la penisola. Le si nota perché sono tutte uguali e colorate di bordeaux-mattone. Ora che la figura del cantoniere non c’è più, sostituita da una équipe di addetti alla manutenzione, queste case cantoniere sono in vendita, al miglior offerente, e molte non hanno trovato compratori, ecco perché sono chiuse.   
Cava di asfalto

Non ricordo quando e dove ho visto la prima strada asfaltata.  So che si cominciò ad asfaltare le strade solo a partire dalla metà dell’Ottocento e la prima è stata la Parigi-Perpignan. Dopo la Francia fu l’Inghilterra ad asfaltare le sue e, poi di seguito, tutti gli altri paesi europei. Quelle dei paesini e borgate, in Italia, furono asfaltate per ultimo, agli inizi degli anni ’60.  La cosa che ignoravo è che l’asfalto è un prodotto naturale che veniva già utilizzato nell’antichità e che esistono cave d’asfalto in Europa. Una delle più importanti si trova in Francia, e questo spiega il motivo per cui fu quel paese ad iniziare l’asfaltatura. In Italia le si trovano in Sicilia, Abruzzo e Lazio. Mentre l’attuale asfalto non è più quello delle cave bensì un composto di varie materie.

Sempre parlando di strade, la data del 1924 segna una svolta storica. E’ l’anno in cui, per la prima volta al mondo, viene inaugurata un’autostrada, la Milano-Laghi. Ad aver avuto l’idea è stato un grande imprenditore di costruzioni stradali, l’ing. Piero Puricelli. E’ lui ad aver ideato, per primo, una strada a grande velocità, non attraversata da incroci, a pagamento, e riservata esclusivamente agli automobilisti. Negli anni ’20 cominciavano, infatti, a circolare sempre più veicoli a motore, anche se molte merci venivano ancora trasportate con carri trainati da animali. Questo creava caos, rallentamenti e tanti incidenti tra automobilisti, cocchieri e camionisti.   

Un’idea talmente rivoluzionaria, la sua,  che verranno in Italia dagli Stati Uniti, Inghilterra, Francia e Germania a studiare il progetto dell’ingegnere per riprodurlo poi nei propri paesi!
Barbara Bertolini©2018 Tutti i diritti riservati



2 commenti:

yvonne ha detto...

Grazie Barbara per questa narrazione. Pensa che l'autostrada MILANO LAGHI la percorro abitualmente e non ne conoscevo la storia. Questo tratto autostradale ora però rientra fra i più costosi d'Italia. Milano- Como circa 40 chilometri andata e ritorno costo pedaggio EURO 11. Una esagerazione.

ALTRI TEMPI ha detto...

E' veramente una somma esagerata per un'autostrada costruita negli anni '20, sotto il fascismo. Grazie a te per avermi letto!