giovedì 18 giugno 2015

91. La gita scolastica del passato

di Barbara Bertolini



Gli eccessi degli studenti alle gite scolastiche di oggi mi riportano a quelle del passato, all’entusiasmo che provavamo per la prima vera uscita di tutta la classe.  Un premio che veniva concesso in genere ai bambini arrivati all’ultimo anno obbligatorio: la quinta elementare. 
Le mete erano di una sola giornata: nessuna aveva soldi da spendere in alberghi o ostelli della gioventù che in Italia erano ancora rari. Per cui, l’itinerario era previsto a piedi oppure in pullman se la destinazione  era più lontana. La scampagnata nei dintorni del paese oppure la gita vera e propria era, per noi, motivo di grandissima felicità. Ci si preparava almeno un mese prima a questo avvenimento e, arrivato il giorno, con la nostra colazione al sacco, ci avviavamo festosi per assaporare un momento di puro piacere.

Trascrivo qui di seguito il racconto del molisano Donato Del Galdo*, nato nel 1917 e che ci racconta la sua “passeggiata scolastica” avvenuta nei dintorni del paese, facendoci rivivere la semplicità e l’allegria di quelle gite di quasi cent’anni fa, ma anche lo scopo didattico che non mancava mai. Segue il racconto della mia gita scolastica avvenuta a Ginevra nel 1960. A distanza di quasi trent’anni, tutte e due, però, descrivono un modo molto più ingenuo e morigerato di vivere la gita scolastica, ma anche molto più gioioso di adesso perché spesso era l’unica gita fuori casa che si faceva da ragazzini.

LA PASSEGGIATA SCOLASTICA
Camminammo per circa mezz’ora allontanandoci verso l’aperta campagna. Avevamo anticipato l’entrata in scuola per camminare con il fresco del mattino. E le diverse classi degli alunni, andando verso l’alzarsi del sole giunsero in un grosso campo arieggiato e disteso. La sua conformazione non presentava asperità, era in grado di accogliere tutti noi  insieme e ci consentiva di attendere liberamente ai giochi che avremmo dovuto fare.

Noi, i ragazzi maschi, eravamo contenti, non era così per gli insegnanti. Loro dovevano ugualmente stare bene attenti per tenerci uniti e ristretti, pronti ad intervenire qualora ce ne fosse stato bisogno.
Gli alunni maschi facevano risaltare la loro bravura a correre e saltare alla cavallina, mentre le ragazze si dovevano adattare in altri giochi di loro gradimento. Si giocò all’olfatto fino: riconoscere il nome del fiore, uno per volta mediante il loro profumo ad occhi bendati.

Le maestre avevano portato dal paese alcune varietà di fiori, altre qualità della stagione in corso si raccolsero in campagna come per esempio l’acacia o il giaggiolo. A turno i ragazzi vennero bendati, dopo di che o la maestra o il capo-classe avvicinava al naso del ragazzo bendato un solo fiore e chiedeva di indovinare cos’era, mentre gli altri ragazzi disposti in cerchio, maschi e femmine, si davano le mani  e giravano e cantavano.
Se il ragazzo bendato aveva indovinato dicevano: «sì, sì tu hai indovinato, hai l’olfatto molto fino». Altrimenti, alla risposta sbagliata dell’alunno cantavano: «no, no, tu hai sbagliato e rimani ancora bendato». 
In questo gioco dell’olfatto fino le migliori erano le alunne, più sensibili al richiamo del profumo dei fiori.

Si tornava dalla passeggiata scolastica nel pomeriggio, tutti un po’ stanchi. Per evitare il caldo più forte, un po’ di colazione era stata necessaria consumarla, ognuno di noi per proprio conto, e avevamo bevuto l’acqua fresca attinta alla fontanella nota a qualcuno della nostra comitiva spensierata.  Donato Del Galdo  *Poema di sacrificio, racconti. Edizione Enne 1986 Campobasso

In Svizzera la gita scolastica era programmata dall’inizio dell’anno

L’anno era stato durissimo per me che non conoscevo ancora il francese, la lingua del nuovo paese dove ero andata a vivere. Ma ogni alunno alla fine dell’anno, che avesse lavorato bene o male a scuola, aveva diritto a godersi la sua gita scolastica.  Una gita che era stata programmata fin dall’inizio dell’anno scolastico perché ogni alunno aveva avuto il compito di raccogliere, a casa e nel vicinato, la carta che veniva poi venduta a maggio, il cui ricavato consentiva di pagare l’escursione anche a chi aveva difficoltà economiche e i cui genitori non avrebbero potuto sborsare nemmeno un misero franco.

La gita era di una sola giornata e ci dovemmo alzare all’alba. Con l’autobus arrivammo alla stazione Cornavin di Ginevra, poi tragitto in treno fino a una destinazione che non ricordo. Dovemmo poi affrontare a piedi la salita di una montagna attraverso un sentiero ombreggiato. I nostri passi erano scanditi dal ritmo di una canzone che cantavamo a squarciagola, stupiti che si potesse fare tutto il chiasso possibile: “Un kilomètre à pied ça use ça use, un km à pied, ça use les souliers!” Dopo all’incirca una decina di chilometri, arrivammo in una radura dove ci fermammo per la colazione. 

C’erano le mucche al pascolo in un prato pieno di margherite e scorgemmo animali selvatici. Una meraviglia. Il nostro maestro accese un fuoco e tirò fuori dal suo zaino tanti salsicciotti, che ancora non conoscevo, ma che erano i famosi wűrstel. Ne distribuì tre a testa, li infilzammo nei bastoncini che trovammo nel sottobosco e li facemmo cuocere sul fuoco improvvisato, avendo poi ben cura di spegnerlo e di raccogliere le ceneri. Wurstel così buoni non ne ho mai più mangiati! La giornata continuò con giochi come “colin maillard” (mosca cieca), “cache-cache” (nascondino), il famoso tiro con la fune, rubabandiera ecc… Una giornata memorabile, la più bella di quell’anno scolastico, che, a ripensarci, mi dà ancora una sensazione di benessere poiché non ci fu nulla di stonato. Il ritorno, sempre in treno, fu all’insegna dell’allegria, delle canzoncine irriverenti, degli scherzi e di tante belle risate… e il tutto, en français s’il vous plaît!

Però, a mio avviso, la gita scolastica più bella è stata raccontata da Pupi Avati nell'omonimo film, “LA GITA SCOLASTICA”, che ha portato sugli schermi nel 1983 e che parla di una escursione svolta da giovani maturandi che attraversano a piedi, nel 1914, l’incantevole Appennino bolognese.

Se volete vedere il film, cliccate su “LA GITA SCOLASTICA”. Buona visione
Barbara Bertolini

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