domenica 1 aprile 2012

61. L'orologio del passato

«Che ora è?» «Quanto tempo mi rimane per finire questo lavoro?» «A Che ora devo venire?» «Mi raccomando, sii puntale perché dopo ho un altro appuntamento». Il tempo è la nostra ossessione moderna e, per ricordarcelo, abbiamo nella casa un’infinità di marcatori del tempo. Orologi elettronici, svegliette, timer… non c’è angolo del nostro alloggio dove non ce ne siano, oltre ai vari orologi da polso che possediamo perché, ovunque ci troviamo, dobbiamo sempre sapere esattamente che ore sono per riuscire a chiudere la giornata.  Viceversa, negli anni ’50 a casa di mia nonna c’era una sola sveglia, unica testimone del tempo che passava lentamente e che, quindi, non aveva bisogno di essere cronometrato.  Negli anni ’40 addirittura in casa non c'era  nulla e per sapere quando buttare la pasta bastava guardare l’ombra degli scalini dell'abitazione: quando arrivava al terzo scalino, era l’ora buona!

Ma la famosa sveglia, eccola qua, faceva un rumore infernale quando suonava per un appuntamento mattutino molto importante. Mi ha raccontato la Meris che quando studiava all’università faceva le ore piccole sui libri e, al mattino, malgrado il rumore assordante dell’orologio, non riusciva a svegliarsi per seguire i corsi. Allora, per essere sicura di sentire la sveglia, la posava su un piattino con tante monetine dentro. Solo così, con il baccano infernale che faceva il tutto quando si metteva a trillare e, quindi a vibrare, riusciva ad emergere dal sonno profondo. La Meris è diventata poi medico, e successivamente, medico condotto proprio a San Giovanni e dintorni. 

L’altro orologio importante era quello da taschino esibito con orgoglio dagli uomini, che lo fissavano all’asola del panciotto con una lunga catena di metallo. I più ricchi avevano la catena d’oro. L'orologio da polso per uomini fu introdotto solo durante la prima guerra mondiale per sincronizzare il tiro delle artiglierie, infatti era più facile controllare l'ora al polso che tirare fuori l'orologio dal taschino. Anche le donne delle famiglie signorili fino agli anni ’40 portavano orologi a mo’ di collier o fissati con le spille e decorati con immagini graziose,  spazzati poi via dagli orologi da polso. 




Dagli anni ’50 e fino alla fine degli anni ’70 gli orologi, che funzionavano a molla e che andavano quindi ricaricati ogni giorno (come la sveglia o i pendoli)  per le signorine erano davvero molto piccoli, ritenuti più femminili. Eccone un esempio:


In quel periodo nelle case dei signori si potevano trovare gli orologi a pendolo che emettevano un suono lugubre o gli orologi a cucù e noi bambini ci precipitavamo nella stanza per vedere uscire l’uccellino.

Mentre, l’immagine che segue, è la famosa catenina d’oro che veniva agganciata al panciotto con l’orologio. L’orologio è andato perso, ma è rimasto il piccolo cannocchiale malizioso che è appartenuto al nonno di Elisa, probabilmente un regalo ricevuto in gioventù per un traguardo importante. Guardandoci dentro appaiono due donnine nude:  la trasgressione del passato!

Il primo orologio che si autoricaricava scuotendolo varie volte l’ho comperato sul finire degli anni ’60, poco dopo è arrivato quello elettronico e, successivamente, anche quello che si ricarica ad energia solare. Tuttavia  a rivoluzionare il concetto di orologio è stata una ventina di anni fa la svizzera Swatch che ha portato sul mercato orologi colorati, allegri e a buon mercato.





Buon tempo a tutti.
Barbara Bertolini   -  tutti idiritti riservati

1 commento:

Anna ha detto...

Un tempo scandito da orologi sempre più belli e che è passato e passa troppo velocemente...