sabato 20 febbraio 2010

34. Le pecore di Sant'Antonio

Armentina, invece, non aveva una mamma altrettanto tollerante e, bisogna dirlo, la sua azione è stata molto più insolente di quella di Betty.



Racconta dunque l’Armentina:

Premetto che da quando avevo 6 anni tutte le mattine da aprile a ottobre mia mamma mi svegliava all’alba per mandarmi a pascolare le pecore (ore 5 o 4, secondo i mesi). In inverno, invece, mi si buttava giù dal letto alle 8. Solo con la neve facevo festa perché le pecore non uscivano.
Un lavoro che ho sempre odiato per vari motivi: facevo una fatica immane per uscire dal sonno, non amavo questo attività dove non serviva la bravura, ma soprattutto perché solo a me era richiesta tale mansione; mai a mia sorella più grande.
Dovevo avere 8-9 anni quando mia madre mi mandò a messa e mi diede 20 centesimi per darli a Sant’Antonio. Mi disse che gli dovevo chiedere la grazia di conservare i nostri animali sani. Era, infatti, il 17 gennaio festa di Sant’Antonio Abate. Andai in chiesa e la statua del santo era stata messa in mezzo alla navata, sopra un grande drappeggio dove tutti buttavano i loro soldi e chiedevano la grazia. La chiesa era affollata, la messa veniva ufficiata da vari celebranti e io osservavo attentamente il Santo: ting, ting, le monetine cadevano a fiotti sul telo, ma lui non si abbassava mai e non diceva grazie. Allora, tra me e me, mi son detta che non era lui a ricevere i soldi ma i preti e ho quindi deciso di spendere quelli che mi aveva dato mia mamma (una grande somma per il periodo) per comperare il castagnaccio e gli “scachetti” (arachidi) che avevo visto su una bancarella prima di entrare. Ma prima di uscire dalla chiesa domandai comunque al Santo una grazia: quella di far morire tutte le pecore e di salvare solo gli altri animali.



Il proprietario della bancarella fece resistenza, gli sembrava strano che una bambina potesse spendere tanti soldi per delle golosità. Alla fine cedette, allora chiamai tutti i miei amici e ci facemmo una scorpacciata di castagnaccio come mai era capitato in vita nostra.
Appena arrivata a casa, andai subito nell’ovile a verificare se le pecore erano morte. Ma niente, Sant’Antonio non mi aveva fatto nessuna grazia: erano tutte lì, vive e vegete. Che delusione!
Quando mia madre mi chiese se avevo dato i soldi risposi di no, perché quei soldi non se li prendeva il Santo ma i preti che c’erano. Mi corse dietro con le pinze del camino. Per fortuna uno zio presente  la bloccò e le disse: «la bambina ha detto la verità e guai a te se la tocchi!» E, per la prima volta in vita mia, me la cavai senza botte, com’ero contenta…..

1 commento:

Anna ha detto...

Armentina, sei stata una bambina pestifera! Certo che le povere pecore con te avevano la vita dura.... Comunque ti capisco, anch'io ho avuto un fratello che aveva preso tutto l'affetto di mia madre e a noi altre sorelle non ci lasciava niente.
Grazie per queste belle testimonianze. Anna