venerdì 16 novembre 2012

66. Le colonie marine degli anni Cinquanta



Appena penso a “colonie marine” mi viene in mente una vecchia canzone francese che le dissacrava: «Les jolies colonies de vacances, merci maman merci papa…» (che belle  le colonie, grazie mamma, grazie papà) e  che si cantava negli anni ’60 del secolo appena passato.  Nate nell’800 per i bambini affetti da malattie tubercolari, esse si sono poi diffuse in tutta Europa.
In Italia fioriscono sotto il fascismo, dove il culto del corpo e della salute  sono tra gli obiettivi prioritari di questo regime. Esse vengono frequentate da grandi masse di ragazzi e bambini, e ciò in linea con la politica fascista del sostegno alle famiglie meno abbienti e di maggiore educazione e controllo delle future generazioni.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale cresce ulteriormente la notorietà delle colonie marine a cui vengono inviati bambini di tutte le classi sociali. Da una mappatura degli anni ’80 risulta che sulla sola riviera romagnola ce n’erano ben 246.

Figli di contadini, di operai, di impiegati, grazie alla organizzazione di colonie estive hanno potuto usufruire di vacanze salutari al mare, di talassoterapia, come si direbbe ora. Chissà quante persone, come me, ricordano quel periodo. Bambini che sono andati, dall’età di 6 anni in poi e,  ogni anno, sull’Adriatico per quindici giorni.  Per me e per tanti bambini dell’Appennino emiliano dovevano essere una grande fortuna, invece  non le amavo troppo, mi pesava il distacco dalla mia amata campagna, ma anche la totale dipendenza dalle istruttrici, ragazzotte che, causa i tempi, andavano per le spicce, non erano certo malleabili e disponibili con noi mocciosi.

La cosa simpatica era l’abbigliamento uguale per tutti che ci veniva distribuito al nostro arrivo (e ritirato alla partenza), con l’intramontabile cappellino bianco, e che ci contraddistingueva dalle altre colonie. Ricordo le grandi camerate dove ci ritrovavamo con bambini  che non conoscevamo perché non provenivano dal nostro stesso paese. La mattina, al risveglio, dopo esserci  lavati, facevamo colazione in un grande refettorio, se ricordo bene, latte macchiato con qualcosa (forse orzo) e pane.  Poi in colonna ci avviavamo, sempre due a due,  verso la spiaggia. La suddetta spiaggia era contraddistinta da una corda che ne circondava il perimetro dove potevamo muoverci. Le regole imposte erano tantissime e tassatissime: non avevamo il diritto di andare in acqua, non avevamo il diritto di andare sotto l’ombrellone delle assistenti , non avevamo il diritto di allontanarci e quando dovevamo andare al bagno bisognava chiedere l’autorizzazione e tante altre che non ricordo. Il momento clou di questa mattinata era ben inteso il bagno che durava solo 10 minuti, non uno di più. Le assistenti  si mettevano in circonferenza nel tratto di mare basso poi, un fischio potente e via: partiva allora, all’unisono, un urlo liberatorio di tutti i bambini e la nostra corsa forsennata, infine liberi,  verso le onde che ci attiravano irresistibilmente. Mi ricordo che guardavamo con invidia i bambini che erano andati al mare con le loro mamme perché, contrariamente a noi, potevano fare tutto quello che volevano, specialmente in acqua.

Durante le ore soleggiate del mattino, come detto, non avevamo il diritto di metterci sotto l’ombrellone delle assistenti, unico luogo dove c’era un po’ d’ombra. E ricordo che per me era una sofferenza enorme perché mal sopportavo il sole. Meno male che un po’ prima di mezzogiorno abbandonavamo la spiaggia per ritornare nella colonia per l’ora di pranzo, a cui seguiva il solito riposino: un’altra tortura poiché i miei occhi non volevano proprio chiudersi per cui dovevo rimanere in perfetto silenzio per due ore. La ricompensa arrivava, però, nel pomeriggio: non si andava più al mare ma in pineta, fantastico! E lì ritrovavo i miei giochi preferiti che facevo al mio paesello, all’ombra dei pini di mare in un terreno sabbioso che potevamo scavare con le mani. Dei miei ricordi in colonia, i pomeriggi sono senz’altro i più belli. Alla sera, se le accompagnatrici volevano, si andava a fare una passeggiata al centro della stazione balneare (Riccione, Bellaria, Cesenatico che allora erano ancora molto spoglie).
Quando pioveva, e succedeva almeno due tre volte durante il soggiorno, ci aspettava una giornata intera dentro, con il refettorio trasformato in cinema e i giochi di società. In quelle occasioni affiora dalla mia memoria una cartolina di colore sabbia, senza immagini, con il francobollo inserito, se non sbaglio costava 15 lire, che le accompagnatrici ci facevano inviare alla famiglia dopo averla scritta con grande fatica.   La domenica  veniva un frate a dire la messa. Questo frate, nelle sue passeggiate mattutine raccoglieva delle conchiglie che portava in dono a quelli che riuscivano più velocemente a prenderle.

Questi sono i mei ricordi, tra i quali una canzone che mi è rimasta nel cervello e che parlava della colonia Mazzarenti che non ricordo in quale luogo si trovava.  Dice mia madre che negli anni ’80 e ’90 queste colonie sono poi diventate degli alberghi dove i pensionati vi trascorrevano le vacanze:  quindi, io ci sono andata da bambina e lei da pensionata.
Ora, con i genitori che lavorano sempre e non hanno tempo da dedicare ai figli,  le colonie stanno ritornando in auge, ma strutturate in modo diverso, con personale qualificato, con la possibilità di contattare almeno una volta a settimana mamma e papà.
Altri tempi…
Barbara Bertolini          

25 commenti:

Silvana ha detto...

Ci sono stata anch’io in colonia nel 1962. Era la prima volta che vedevo il mare e, quando sono arrivata in pullman da un piccolo paese della Val Trebbia sono rimasta impressionata perché dal pullman vedevo il mare in burrasca, che sembrava essere più alto della strada. Ricordo anch’io con piacere i pomeriggi in pineta e la tortura del bagno al mare che avevo aspettato con impazienza ma che durava solo pochi minuti.

Anonimo ha detto...

Ho frequentato le colonie marine dal 1954 al 1960. Venivo da Bologna centro storico ed ero tra le fortunate ad andare in quelle dei dipendenti statali dove a detta di tuttie verificando poi i miei ricordi eravano "trattati bene". Il mio soggiorno è sempre durato 4 settimane ed ho anche tanti bei ricordi uniti alla struggente nostalgia che mi assaliva alla sera. L'ENPAS al compimento dei dodici anni ti inviava poi in una colonia all'estero ed io ho allora scoperto le ALPI francesi (esattamente l'haute savoie). E con questo è tutto finito fino a quando studentessa universitaria per 4 anni ci sono tornata come assistente e memore della mia esperienza mi sono anche divertita.
E questo è quanto. E' vero si invidiavano i bambini che andavano con la famiglia, ma penso che la colonia ci abbia anche reso più forti, indipendenti ed autonomi. Tutte cose che ai bambini d'oggi forse farebbe ancora bene.
FRanca

Anonimo ha detto...

salCi sono stato anch'io tra il 58 e il 62, con l'Enpas. Inizialmente a Miramare di Rimini poi Senigallia e a Madonna di Tirano. Infine, ultimo anno, penso 61 o 62, in Alta Savoia, vicino a Chambery, penso Aiguebelette, praticamente un campeggio, coi militari francesi che ci facevano delle ottime patate fritte.
Ricordi molto belli, soprattutto l'ultimo anno in Francia.
Ora, poco alla volta, vado a ritrovare quei posti, sono appassionato delle vecchie colonie abbandonate e frequentando la riviera romagnola ne vedo tante.
In colonia, quando i genitori non potevano venirti a trovare, era dura.
Ricordo con dolore e apprensione quando le assistenti ci radunavano in salone per la distribuzione della posta. Se la cartolina della famiglia non arrivava erano dolori, ma poi tutto passava nel gioco coi tanti ragazzi.
La lontananza è stata una sofferenza utile nel periodo successivo di vita.
Paolo

ALTRI TEMPI ha detto...

Franca e Paolo, avete anche voi ricordi non tutti belli delle nostre vacanze in colonia. Era il distacco con la famiglia quello che ci faceva soffrire di più. E quelle cartoline, accidenti se me le ricordo... Comunque, come dici tu, Franca, questa esperienza ci ha rafforzati nel carattere e ci ha anche permesso di essere più empatici e il distacco è stato un primo parso verso il futuro come noti bene tu, Paolo. La mia sensazione, su quel periodo, rimane sospesa: né belle né brutta! Grazie per i vostri commenti, Barbara Bertolini

Anonimo ha detto...

stiamo allestendo una mostra a reggio emilia in via roma 37 dentro hotel city per chi volesse vederla

Anonimo ha detto...

visibile in questi orari sabato 5 maggio 2018 e domenica 6 maggio 2018 dalle 16.30 alle 21.00

ALTRI TEMPI ha detto...

Ma che bella idea, peccato che non posso venire. Io partivo proprio dalla provincia di Reggio Emilia per andare in colonia e mi interesserebbe davvero tanto poterla visitare. Passo parola..., Barbara Bertolini

Antonio De Cristofaro ha detto...

dal 1958 al 1962 in colonia estiva organizzata dall'allora Ospedale Principe di Piemonte di Napoli che permetteva ai figli dei dipendenti di trascorrere un periodo di un mese ce poteva anche prolungarsi per due mesi. Ricordo con piacere le colonie estive di Sorrento, Arco Felice e Boscotrecase.....malvolentieri quella organizzata nella città di Pescara..... I primi anni stavo con il mio fratello gemello e gli altri miei fratelli più grandicelli oltre a sei mie cugini che avevano anche loro il papà dipendente dell'ospedale.

ALTRI TEMPI ha detto...

Grazie Antonio per questo bel commento. Le colonie marine sono state molto importanti e hanno permesso a tanti bambini di poter andare al mare o ai monti, Barbara

Letizia ha detto...

Anch'io ho frequentato le colonie Enpas di Riccione, Igea Marina , Rimini Marebello dal 58 al 61. Mi ricordo la censura nella posta in arrjvo ef in partenza. Se una bambina scriveva la parola nostalgia, veniva immediatamente censurata.Se qualcuna cercava di far arrivare una lettera tramite qualche passante veniva minacciata di prolungare il soggiorno di un ulteriore mese.La doccia veniva fatta ogni settimana in una stanza comune. Essendoci bambine più grandi e altre più piccole le suore,non mi ricordo in quale colonoa,ci facevano lavate con le mutande e la canottiera addosso. Quando una bambina si ammalava veniva portata in infermeria . Non venivano avvisati i genitori e gli altri bambini non avevano notizie.E poi potrei continuare. Arcipelago gulag

Letizia ha detto...

L'anno in Francia ,era il 62,è stato lunico bello. Eravamo alloggiati in un castello vicino Tour e ci trattavano benissimo.Non esiste paragone con il lager della riviera romagnola.Non ci pareva vero

ALTRI TEMPI ha detto...

Cara Letizia, mi hai fatto venire in mente la posta. Quelle lettere che aspettavamo con tanto piacere e che spesso, per quel che mi riguarda, non arrivavano. E anche la censura, sì, è vero, ricordo benissimo. Che vuoi. sono state le prime amarezze a farci diventare grandi. Grazie per il tuo commento, Barbara

Unknown ha detto...

Io sono stata a Senigallia in un collegio di suore per un anno,dal 1950.Non so in realtà se era colonia o collegio,so che ho frequentato la classe prima all'esterno in un edificio vicino alla Chiesa.È difficile,ma nessuno per caso sa darmi qualche notizia?Non so neppure come si chiamava l'edificio.GRAZIE TANTE

Unknown ha detto...

Io sono stata a Senigallia in un collegio di suore per un anno,dal 1950.Non so in realtà se era colonia o collegio,so che ho frequentato la classe prima all'esterno in un edificio vicino alla Chiesa.È difficile,ma nessuno per caso sa darmi qualche notizia?Non so neppure come si chiamava l'edificio.GRAZIE TANTE

ALTRI TEMPI ha detto...

Molti collegi di Suore l'estate diventavano colonie per cui il suo sarà stato una scuola d'inverno e una colonia d'estate! Purtroppo io ho frequentato solo le colonie della Romagna. Ciao, Barbara

Unknown ha detto...

Io sono stata a Misano mare colonia Piacenza, e i ricordi non sono tanto carini. . . .il bicchierone di purga che ci davano da sotto il portico, pochi bagni a disposizione per cui vi lascio immaginare . . . circa 700-800 bambini . . .
Il cibo anche quello. . . il bagno in mare era tanto breve che il costume manco si bagnata e poi via sotto il sole cocente a fare ginnastica per non so quanto, infatti alcuni avvenivano! Ammaina e alza bandiera, bisognava scaricare a casa sotto gli occhi deĺla signorine che censuravano i malumori. Però quando tornavamo nei pressi della stazione di Piacenza le nostre voci in coro: piacentini noi ritorniamo birichino seppur un pò torneremo a giocar sulle spiagge del Po. . .ho ancora adesso gli occhi lucidi. . .

ALTRI TEMPI ha detto...

Grazie per il tuo commento sulla colonia di Misano. Hai ragione, anch'io mi ricordo quel bagno breve, breve che aspettavamo tutta la mattinata... e il cibo non certo dei migliori e il sole che scottava troppo. Insomma le nostre colonie non erano quelle di adesso, questo è sicuro. ciao, Barbara

Unknown ha detto...

Buongiorno,era 1967 ricordo la colonia di Marina di Massa in Toscana,se non ricordo male era una colonia dell' Inam( l' allora asl di oggi credo)ero con mio fratello più piccolo di me, lui 8 anni io 9, non ho un bel ricordo, uguale 10 minuti di mare, pomeriggio in pineta, giro così così, le " maestre" brusche,al punto che dopo una mia piccola marachella mi han fatto stare in ginocchio sotto un tavolo per un sacco di tempo....che dire, erano altri tempi....

Nerio G. ha detto...

Buongiorno a tutti, mi chiamo Nerio G. e ho 70 anni.Era Giugno del 1955 a causa delle mie otiti fui costretto x la prima volta in colonia x 4 settimane (3 anni consecutivi) a Misano Adr.(Empas?dipendenti comunali Bologna ) pingevo x tutto il percorso in pulman e regolarmente davo di stomaco fermando il pullman a metà strada..La colonia si presentava organizzata ma pur sempre con clima rigido e piena di regole.in spiaggio eravamo vestiti con la divisa pantaloncini e maglietta e da un cappellino bianco (tipo quello da pescatore) la spiaggia si presentava divisa x età da cordoni e palificazione senza protezione dal sole..qui inizia la mia storia un giorno viene a trovarmi mia zia Clara e le signorine si raccomandavano di non darci da bere liquidi freddi....appena allontanati x fare ritorno alla colonia chiesi a zia Clara una aranciata e dal chioschino di lamiere ne prendemmo una nel ghiaccio a cubi ...poi mi riportò in colonia salutandomi pieno di lacrime..nel pomeriggio di ritorno dalla spiaggio stetti male e svenni .portato immediatamente in infermeria con 43 di febbre fui assistito da 3 dottori 2 provenienti da Rimini e uno da Cattolica..+ 2 infermiere...x tutta la notte fino al mattino con 43 di febbre.Ghiaccio sui piedi e testa completamente nudo ... non vedevo più e tutti i bambini furono coinvolti x tutta la notte a turno passando vicino a me x tenermi sveglio ( i dottori mi davano x spacciato)poi sentiii che avevano chiesto un medicinale proveniente da Milano in elicottero che atterrò nel piazzale della colonia e dopo l'iniezione la febbre scese decisa ristabilendo le funzioni vitali..calai 5 kg. quella notte. E la cosa bella di quella volta mi feci tanti amici perché avevo fatto atterrare l'elicottero...a parte la mia storia e a parte i miei pianti notturni (mi mancavano i miei genitori che mi vennero a trovare enormemente emozionati)è stato bello a a proposito l'anno seguente in spiaggia misero i teloni x proteggerci dal sole...grazie di cuore ai dottori e alle infermiere e a tutti VOI..

Anonimo ha detto...

Le colonie erano la forma militaresca del periodo 50/60. Molti bambini di allora erano inviati in queste colonie perché i genitori erano impegnati nei lavori vai e dei campi. Sono stato nella colonia Adriatica di Riccione che era affiliata al mio comune di appartenenza. Avevo sette anni e non avevo mai visto il mare. Pensavo fosse come il lago di Garda, invece era diverso, molto diverso. Il bagnetto mattutino era una sorta di dieci minuti d’aria, e il mio capo squadra era inflessibile nei modi e nella tempistica del bagno in mare. Tuttavia, nonostante il distacco dai miei genitori quell’esperienza mi è servita poi nell’affrontare il mio futuro. Ci sono tanti ricordi, uno su tutti il gioco della “pelosa” e shangai. Imparai a giocare a calcio e a pallavolo. Una volta persi uno zoccolo, fu un dramma, poi il tuttofare Anselmo lo ritrovò in spiaggia e per me fu il regalo più grande che potesse farmi. Saluti a tutti voi. Gianfranco

ALTRI TEMPI ha detto...

Sì, hai ragione, anonimo del 31 maggio 2023, andare in colonia, per un bambino di sette anni, era traumatico, ma serviva per emanciparsi, per imparare la dura legge del branco. Anche se, l'educazione di allora non era certo come adesso e le severe mamme non ci mettevano molto a mollare schiaffoni se noi bambini ci comportavamo male. Grazie per il tuo commento, Barbara

Anonimo ha detto...

Leggo queste recinzione di vita in colonia ricordi tantissimi .ci sono stata anch'io con mia sorella dal 66 al 72 tra Pesaro 3anni ,2 Cattolica enormi colonie eravamo in tanti,mi sorella dopo Cattolica 1anno a Riccione mi diverto un sacco ,anche perché non avrei visto il mare.le colonie erano "colonia gioventù italiana,,"chissà se ci.sono ancora. Poi 2anni a Sottomarina Venezia Cif là era già più grandicella.ricordo tutto dalle squadre,alle enormi camerate,specie quelle di Pesaro,ai giochi in spiaggia, al cinema alla sera il giovedì fuori in cortile, che x ogni anno erano sempre quelli!!!i battibecchi alla mattine le passeggiate lungo mare quando ci incontrava con altre squadre dell colonie vicine..aiuto!! La diviasa:Pesaro paglicetto rosso le femmine blu i maschi,e casacca uguale x tutti coloro carta di zucchero. Che schifo!.a Cattolica è Riccione gonna di tela blu,e maglia bianca sempre sporca.alla domenica divisa della domenica specie se era la domenica dei genitori erano bellidivisa diversa e pulita sempre solo la domenica!che ricordi bellissimi!il bello di tutto ciò era che mi trovavo sempre con le compagne dell'anno precedente!mamma che ricordi mi sfiora la mente!fine di colonia 1973 ora ho 63anni !

ALTRI TEMPI ha detto...

Grazie per questa bella testimonianza. 66-72 erano già anni moderni rispetto a quelli vissuti da me tra il 1954-57, Barbara

dino ha detto...

sono stato in colonia ,a partire dal 1956, dall'età di 6 anni fino ai 12.
saranno state indubbiamente esperienze formative , ma ho preferito non farle provare ai miei figli. All'epoca la disciplina nelle colonie era ferrea, se durante il riposino del pomeriggio ti veniva voglia di andare in bagno te lo potevi scordare. Ai pasti non era possibile avanzare nulla , altrimenti ceffoni.
me lo sono cavata una volta inventando di soffrire di orticaria per non mangiare delle uva orribili.
un bel ricordo lo conservo dell'esperienza all'estero, a Tarragona, in Spagna dove alla mia squadra era capitata un'assistente splendida

ALTRI TEMPI ha detto...

Caro Dino, anch'io, come hai letto, ho un ricordo poco piacevole delle vacanze in colonia. Il vantaggio era che l'aria del mare ci faceva bene ed era per quello che i nostri genitori ci mandavano convinti che saremmo stati da dio! Barbara