sabato 4 aprile 2009

1. ANNI '50: SENZ'ACQUA, SENZA SERVIZI IGIENICI, COME SI VIVEVA NELLE CASE?

Era l’anno di grazia 1956, ma per me e per gli abitanti di un piccolo paese sperduto nell’Appennino reggiano era il Medioevo.
Non c’era l’acqua nelle case, non c’era elettricità e, per il bagno, «accomodatevi!»: la scelta variava da una puzzolentissima e vomitevole latrina; un campo all’aria aperta dietro un cespuglio o la stalla dove le mucche, all’occorrenza, potevano avere lo stesso impellente bisogno del malcapitato e, quindi, inondarlo di urina. La stalla rimaneva comunque l’ultima scelta anche perché c’era un serio problema di privacy poiché chiunque poteva entrare in qualsiasi momento mettendo in imbarazzo tutti e due.
Ditemi voi se questa non poteva essere considerata una storia d’Altri tempi!

Come si faceva a vivere senz’acqua e senza energia elettrica? Come avevano fatto per migliaia di anni tutti quelli che ci hanno preceduto.
La cucina aveva un lavandino non profondo e molto largo sul quale veniva posto un secchio che si andava a riempire d’acqua alla fontana. Un bottiglione di vetro, invece, veniva riempito un po’ prima del pranzo direttamente alla sorgente, perché l’acqua da bere era così più fresca. Questo compito, in generale, spettava ai bambini della famiglia:
«Va a tor l’acqua c’a magnom!» (va a prendere l’acqua che mangiamo!). Questo era il comando che mi sentivo rivolgere da mio nonno che conosceva, in famiglia, solo l’imperativo. E, con il mio bel bottiglione in mano, via alla sorgente, che non era proprio vicina, ma mi ci voleva una mezz’ora di tempo tra andata e ritorno.

Le case d'inverno, senza riscaldamento, erano freddissime e la gente del paese per trovare un po' di tepore e di compagnia si riuniva la sera, dopo cena, nelle stalle. Vedere il mio post . 10 (Quando le sere d'inverno ci si riuniva nelle stalle).

Per lavarsi, si riempiva il catino d’acqua. Durante i mesi invernali nella stufa, sempre accesa dalla mattina alla sera, vi era inserito un contenitore d’acqua di circa 5 litri, per cui almeno nei mesi freddi c'era sempre acqua calda disponibile.
Solo il sabato si svolgeva la cerimonia del bagno completo, dentro una grande tinozza, che veniva piazzata nella stanza più calda (la cucina) e ci si lavava lì, a turno. Però, dopo due bagni l’acqua veniva cambiata. Non come nel Medioevo dove, invece, in quella stessa tinozza si lavavano (una volta a stagione) prima tutti gli uomini della famiglia, poi le donne, poi i bambini, e, infine, il neonato: ecco perché esiste il detto: «attenti a non buttare con l'acqua sporca anche il bambino!»

Catapultata ora nel XXI secolo, posso, invece, sguazzare in una maxi vasca idromassaggio tutte le sere. Che tempi!
Barbara Bertolini - tutti i diritti riservati

foto di www.cera1volta.altervista.org

37 commenti:

Anonimo ha detto...

A casa di mia nonna quel posto "lì" era un vaso messo dietro ad una tenda che si chiamava cantaro e alla mattina presto, trainato da un uomo, passava un carretto chiuso dove gli abitanti del paese versavano ilo contenuto dei cantari. Carla

Anonimo ha detto...

Per il mio ricordo di settantunenne stavamo a Velletri in campagna dove poi fu costruita casa. L acqua era piovana e doveva esser tirata su con pompa a mano( quando pioveva). Prima ricordo il contatto con erbe e aria pura perche' ci appartavamo nel luogo da noi prescelto. Per il ruolo di carta igienica i piu' organizzati prendevano un vecchio giornale previamente e sommariamente increspato a mano,gli altri si accontentavano delle foglie d uva. L acqua la portava,senza perderne un filo,la contadina Elettra dalla fontana,serviva per tutti gli usi.ma era bello

Altritempiraccontati ha detto...

Il problema era, che dalle parti mie, appennino reggiano, i giornali erano merce rara. Per cui le foglie grandi (che non pungessero) andavano bene!

Unknown ha detto...

Però lo Xanax non lo prendevano come adesso a15 anni...

ALTRI TEMPI ha detto...

Per nostra fortuna non circolava nessuna droga e ho dovuto guardare su gooogle per sapere cosa era quella parola che hai postato. Queste sostanze hanno fuso il cervello di molti giovani che non riescono più a ragionare, a capire che con l'energia che si ha da giovani si possono realizzare i sogni, ma per far ciò ci vuole molta costanza, volontà e lavoro perché nessuno ci ha regalato nulla. Noi eravamo poveri, molti ingenui, avevamo genitori che pretendevano molto da noi e usavano le maniere forti se necessitava, e questo ci ha rinforzati. E mi rendo conto che siamo stati davvero fortunati, credimi. Barbara

nicola figliolino ha detto...

La scoperta dell'igiene,gli antibiotici hanno migliorato e aumentato le aspettative di vita.penso a quando c'era da operare una persona senza farmaci x addormentare un malato,veniva bloccato e "operato" a crudo,tra dolori indescrivibili,e senza antibiotici post operatori,con altissime possibilita' che la ferita prendesse infezione e morte quasi certa.

ALTRI TEMPI ha detto...

Caro Nicola, hai perfettamente ragione. Se ti vuoi leggere un altro articolo sulll'igiene vai al post n. 73, "l’igiene negli ospedali degli anni ‘50/60 dai ricordi di un'infermiera" e comincia a metterti le mani nei cappelli...

Unknown ha detto...

Brava pienamente d'accordo

Anonimo ha detto...

Mah!
Sarà stato così in alcuni luoghi, ma io fin da bambina negli anni cinquanta ricordo carta igienica, bagno e bidet, e non solo a casa mia. Non conoscevo nessuno che non avesse queste cose.

ALTRI TEMPI ha detto...

I vostri commenti mi fanno davvero piacere. Il mio, era uno sperduto paese dell'Appennino emiliano e so che ce n'erano tanti come il mio. Non avevamo davvero nulla ma non ci mancava nulla perché come comunità agricola avevamo di che sfamarci e, soprattutto, i contadini del passato sapevano sovvenire ai bisogni della famiglia realizzando anche stoffe con la canapa e la lana.
Quella persona che negli anni '50 aveva già addirittura il bidet doveva vivere in una grande città ed appartenere alla classe "ricca". La stilografica era un'altro segno di "benestare". Da noi forse ce l'avevano le maestre, ma non me lo ricordo. Invece, penna inchiostro e calamaio io li ho utilizzati fino a quando sono stata in quinta. Dopo sono emigrata con i miei genitori e lì, dove sono andata, ho trovato la modernità. Grazie per i vostri interventi, Barbara Bertolini

Claudia ha detto...

Da giovane sono capitata qui quasi per curiosità, dopo aver letto un meraviglioso romanzo ambientato nella campagna lombarda degli anni '40. Vivo in una città medio-grande e talvolta mi domando come sarebbe vivere la vita semplice di una volta, scandita dai ritmi del giorno e della notte e dal tempo delle stagioni. È possibile provare nostalgia per un qualcosa che non si è vissuto?
Grazie per questo racconto!

ALTRI TEMPI ha detto...

GRazie a te Claudia. Io l'ho vissuta e rimane la nostalgia per un "tempo" molto semplice ma la vita in quel periodo era davvero dura perché si faceva tutto a mano e, soprattuto, la mancanza di riscaldamento infieriva sul corpo. Ciao, Barbara Bertolini

luca ha detto...

C'é chi ancora vive cosí. Nonostante il "progresso"... Oggi é forse maggiore il contrasto ma tutto sommato la famiglia funzionava ancora e l'Italia aveva molti meno abitanti di oggi. Bei tempi.Io sono nato nel 1973 ma ho vissuto sempre con mia nonna che era nata nel 1913. Ora la nonna non c'é piú ma mi ha insegnato tante cose. Poi avere la casa fredda non é cosí grave... basta vestirsi... forse meglio di tanto riscaldamento.

luca ha detto...

A chi interessa https://soledimarzo.blogspot.com. Come e dove vivo io in Friuli nel 2020.

Unknown ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Unknown ha detto...

Secondo me era una vita piu sana e naturale di quella stressante e artificiale di oggi che ci ha portati al Covid

Unknown ha detto...

In che localita di preciso ?

Unknown ha detto...

Sottoscrivo in pieno !

ALTRI TEMPI ha detto...

Luca, effettivamente è stata una fortuna vivere con tua nonna perché hai potuto conoscere un mondo semplice dove il tempo scorreva sereno e avrai senz'altro fatto tante cose che ti hanno fatto crescere sano di mente e di corpo. Barbara Bertolini

Anonimo ha detto...

Ad oggi però l'idromassaggio ce lo facciamo in acqua potabile, così come la usiamo per scaricare il WC, questo dovrebbe bastare a farci riflettere su quanto un bene così prezioso viene sprecato

ALTRI TEMPI ha detto...

Hai ragione, è molto aumentata la sensibilità al problema "acqua" che 15 anni fa non avevamo perché avevamo acqua in abbondanza. per cui è vero, ora bisogna stare attenti a non sprecare. Grazie per il tuo commento. Barbara Bertolini

Unknown ha detto...

Credo che da subito dobbiamo riabituarci a sprecare meno acqua , vista la gravissima situazione mondiale ........

Unknown ha detto...

E ci dovremo riabituare agli odori naturali , al sudore

ALTRI TEMPI ha detto...

Infatti, se continua questa siccità, si dovrà tornare ai tempi antichi...

Unknown ha detto...

Guarda che la prendevano, sotto altri nome

ALTRI TEMPI ha detto...

Il problema dell'acqua comincia a farsi sentire anche dalle nostre latitudini e gli sprechi non potranno più essere tollerati. Ma negli anni '50, nei paesini sperduti d'Italia, non avere l'acqua in casa era davvero tragico. Grazie per i vostri commenti, Barbara Bertolini

Anonimo ha detto...

Non sai ciò che dici. Prima del ventennio fascista l'aspettativa di vita degli italiani raramente superava i 40 anni.

Anonimo ha detto...

Non occorre andare ai tempi antichi, i rubinetti per l'acqua corrente nelle case è arrivata con l'avvento del fascismo con buona pace degli antifascisti. In precedenza i servizi igienici,i cessi non esistevano,si defecava in un secchio,il cantaro che poi bisognava svuotare in campagna. Cesare Zaccaria

Anonimo ha detto...

Sono nato nel 1934, con la famiglia,5 figli, genitori e colf vivevamo a Roma. In cucina avevamo due rubinetti,uno per l'acqua corrente per bere e uno per l'acqua del cassone per gli altri usi. L'acqua si pagava, di più l'acqua corrente. Spesso l'acqua corrente non arrivava. Cesare Zaccaria

ALTRI TEMPI ha detto...

Cesare, guarda che fino agli anni '70 del secolo appena trascorso, c'era una grande diversità tra città e campagna. Quello che racconto io si riferisce ad un paesino appenninico dell'Emilia dove la miseria era nera, ma non posava perché eravamo tutti nella stessa condizione e, soprattutto, si mangiava a sufficienza perché il mondo contadino autoproduceva i propri alimenti. La sporcizia era tanta. E, vi assicuro, che il freddo dell'inverno era terribile, soprattutto quando ci si alzava la mattina e si doveva lasciare il calduccio del letto. Senza luce, senza acqua, e senza riscaldamento era duro. Pensate che dopo cena, nelle serate d'inverno che cominciavano subito dopo le 19, si andava con le lucerne in una stalla del rione per stare al caldo tutti insieme, bambini e adulti e ognuno svolgeva le proprie attività. Gli uomini giocavano a carte, le donne filavano la lana e i bambini giocava, incuranti degli odori, ma al caldo! Voglio dire a Cesare che è stato il progresso a portare nell'ultimo secolo l'acqua in casa, indipendentemente da chi governava! Grazie per i vostri commenti, Barbara

Anonimo ha detto...

Mi e piacciuto

Anonimo ha detto...

Mi piacerebbe sapere in che periodo e' arrivata l'acqua corrente nelle case delle piccole cittadine vicino a Caserta. Grazie

ALTRI TEMPI ha detto...

Ti posso solo fire quando è arrivata nel mio paesino: 1957. In città è arrivata prima. Barbara

Gianpaolo ha detto...

Sono diventato tuo lettore per caso, ciò che hai scritto corrisponde pienamente alla situazione in quel periodo. Appennino Parmense o periferia di Milano non c'era differenza, la povertà regalataci dalla guerra non ha consentito alle famiglie di poter crescere diversamente. Ti posso dire che tante persone sono letteralmente sopravvissute con un solo pasto al giorno e con alimenti simili al pastone per gli animali. Si sopravviveva con la solidarietà di chi aveva disponibilità maggiore dovuta al possesso di un piccolo appezzamento di terreno il quale, offriva lavoro subordinato offrendo in cambio qualche prodotto della terra. Nel 1957, rientravo dopo un settennio dal convitto che mi ospitò in quanto orfano di madre e ti confermo che l'acqua corrente in casa arrivò per gradi e non per tutti. In quanto ai servizi igienici, stendiamo un velo pietoso, ci si recava in un piccolo sgabuzzino maleodorante in fondo al cortile armati di un secchio contenente un po' di acqua da buttare. Lascio immaginare come si svolgessero le pulizie. Nonostante tutte le difficoltà, al giorno d'oggi provo un po' di malinconia ripensando ai quei momenti, forse sarà perchè sto invecchiando. Ciao. Gianpaolo.

Anonimo ha detto...

Sono entrato in questo forum proprio perché ho la stessa nostalgia tua, di un qualcosa che non mi appartiene io sono del 92 figurati.. Ma sembra che quegli anni mi siano semrpe apoartenuti... Non mi piace per niente tutta la modernità di. Oggi.. Abbiamo tutto e in abbiamo niente

Anonimo ha detto...

Bellissimo leggere di queste testimonianze … mi sono sempre chiesto oggi nel 2024 , come diamo per scontate delle cose che ci sembrano un ovvietà , come il bagno privato o l’acqua corrente … non parlo neppure dell’energia elettrica , quanto delle prime due… eppure basta tornare indietro di soli 70/80 anni per capire che in molte zone della nostra italia , non erano usufruibili… questo per dire cosa!!! Che oggi dovremo essere non soddisfatti, di più!!! Ed invece paradossalmente quando uno ha tanto non apprezza quanto uno che ha poco.. ed è una delle contraddizioni di questa splendida vita sulla terra … un ringraziamento a tutti quelli che hanno dato testimonianza fattiva con le loro esperienze 🙏

Luigi M. 52 anni

ALTRI TEMPI ha detto...

Cari lettori, ho lasciato queta testimonianza affinché le nuove generazioni si ricordino che i loro confort sono frutto di tanti sacrifici delle perone che li hanno preceduti. Io sono nata in un paesino dell'Appennino emiliano e dalle cime delle colline che lo circondano si può vedere la pianura padana. Per cui, ora, è una delle zone più industrializzate d'Italia. Ma all'epoca, anni '50 c'era una miseria nera dall'inizio dell'Appennino fino alla fine, ovvero la Calabria.
Un grazie di cuore a Gianpaolo e Luigi e la persona che si è dimenticata di inserire il nome, per il vostro interesse e le vostre testimonianze..., BARBARA BERTOLINI