lunedì 20 dicembre 2010

47. Questa piccolissima serenata......

C'era una volta un innamorato che per conquistare la ragazza del cuore aspettava lo scoccar della mezzanotte poi andava sotto la finestra dell'amata ed eseguiva una bella serenata….
C'era una volta, ma non c'è più: come si può fare oggi con i supercondomini e la musica heavy metal, tecno o hardcore! Impossibile per i giovani creare un'atmosfera di "Luna caprese", "Occhi di ragazza" o "Il cielo in una stanza"…..

Allora, non resta che farmi raccontare queste memorabili serenate da una delle ultime protagoniste che ha avuto la fortuna di viverle. Si tratta di Assunta e, il suo amato, di romantiche serenate glie ne ha fatte molte perché era intonato, sapeva suonare, e, soprattutto, ci teneva a marcare il "territorio" per sapere se la dulcinea accettava o no la sua corte.

C'era un rito specifico? Come avvenivano questi concerti casalinghi e quale impatto avevano presso le famiglie?

La serenata serviva a far capire alla ragazza prescelta che si aveva intenzione di costruire qualcosa di serio con lei e, nello stesso tempo, era anche un impegno "pubblico" preso nei riguardi della famiglia.
Anche se fare la corte era codificato dai tempi antichi, nel paese di Assunta, negli anni '60, la cosa nasceva quasi sempre nel bar. I giovani (solo uomini) vi si riunivano dopo cena per giocare a carte e, aiutati da qualche buon bicchiere di vino che metteva la giusta allegria, cominciavano a suonare e a cantare e finivano, inevitabilmente, per parlare di donne.
«Giovà, oggi t'ho visto che facevi il cascamorto con Assunta. Ti piace la guagliuncella eh?». «Perché non andiamo a fargli una bella serenata?», lanciava uno. E così, qualche volta per scherzo e qualche volta a ragione si formava un gruppetto di amici, una band si direbbe ora, con l'immancabile fisarmonica, e si andava sotto il balcone della bella a suonare almeno tre canzoni. In genere erano scelte dal repertorio napoletano. Ma non mancavano gli ultimi successi canori come quelli di Gianni Morandi, Adriano Celentano, Fausto Leali, Mina, Edoardo Vianello o Massimo Ranieri.

Per queste serenate c'erano due tempi: il primo era quando la ragazza non aveva ancora ufficializzato il rapporto e poteva anche essere completamente all'oscuro del desiderio amoroso del ragazzo. In quel caso ascoltava nella sua stanza, senza accendere la luce od aprire le imposte. Se gradiva o no, lo avrebbe fatto capire all'innamorato il giorno dopo, con uno sguardo (sorridente o duro), incontrandolo per strada. Mentre i cantanti-suonatori potevano rischiare di ricevere una secchiata di acqua in testa dai genitori della ragazza, che non apprezzavano il pretendente, o dai vicini, che non amavano il baccano. Il secondo, invece, era quando i due erano già fidanzati e si dovevano sposare. Lì la serenata era d'obbligo. Bisognava presentarsi allo scader della mezzanotte sotto il balcone dell'amata che, dopo il duetto o quartetto (dipendeva dal numero di cantanti e suonatori) accendeva la luce e, se si affacciava al balcone, accettava la corte! Se le imposte restavano chiuse voleva dire che si era messa male per il futuro sposo.

E il vicinato, come prendeva questi rumori molesti?
Anche se si ascoltava la più melodica delle canzoni, venir svegliati nel cuore della notte era una vera minaccia per gli imprudenti. Ma, per fortuna, queste serenate avevano la loro stagione, l'estate, dove, comunque, si facevano le ore piccole. E Assunta dice che le vicine, il giorno dopo, si felicitavano con lei dicendo quanto fossero stati bravi i cantanti e i suonatori. Insomma tutto il vicinato apprezzava queste serenate che mettevano allegria, che permettevano agli anziani di fare un tuffo nel loro passato e che creavano un diversivo piacevole in un ambiente dove non succedeva mai nulla di nuovo.
Barbara Bertolini©2010tutti i diritti riservati

Nessun commento: