di Josée Di Tomaso, Montréal
I milioni di emigrati che hanno attraversato l’oceano per approdare nel Nuovo mondo l’hanno sempre fatto in nave fino all’avvento del trasporto aereo di massa, ovvero la fine degli anni 1960. Quindi, sulla rotta Europa-America non si può parlare di navi senza parlare di emigrazione (o viceversa).
In quegli anni gli emigranti italiani che volevano venire in Canada, arrivarono in America via nave approdando prima al porto di Ellis Island (Nova York- USA), proseguendo poi per il porto canadese di Halifax (nella provincia nominata Nouvelle Écosse in francese e Nova Scotia in inglese), attraccando la nave al mitico molo Pier 21. Ma per arrivare a destinazione, che per molti italiani era quasi sempre Montreal, nella provincia di Québec, si doveva prendere il treno e viaggiare ancora per circa 1000 km. Il percorso era lungo e faticoso avendo numerosi bagagli da trasportare ma, soprattutto, era difficile capire, in una lingua nuova, le indicazioni per raggiungere la meta.
Già dall’inizio del Novecento i miei bisnonni, i miei nonni e infine mio padre sono arrivati in Canada con la nave. Ci si metteva allora alcune settimane per raggiungere la costa del continente americano. Era un viaggio lunghissimo e noioso. Una delle poche attività che si poteva fare sulla nave era salire sul ponte ed ammirare il cielo – il cielo e il mare era tutto ciò che si vedeva all’infinito. I giorni erano tutti simili e interminabili. E quando il mare si scatenava alcuni passeggeri erano malati e a volte non erano nemmeno in grado di alzarsi dal letto per tutto il periodo del viaggio, e era così fino all’accostamento.
Negli anni 1940 e ‘50, in Canada arrivarono moltissimi emigrati, talvolta anche in gruppi. Nella mia memoria c’è l’arrivo con la nave di vari cugini e zii partiti da Casacalenda (Molise), in particolare quello dello zio di mio padre, una domenica d’estate. Questo zio fece un’eccezione alla regola poiché, mentre tutti ci preparavamo per andarlo ad accogliere al porto di Montreal, lui arrivò sotto casa in taxi. Cosa era successo? Semplicemente la nave aveva messo meno tempo di quello previsto. Infatti, durante la bella stagione, le navi possono arrivare fino a Montreal perché il ghiaccio che avvolge tutta la costa e l’entroterra canadesi, si scioglie e il fiume San Lorenzo, grande come un mare, diventa navigabile.
Tre anni dopo, anche la famiglia di mio zio venne direttamente a Montreal con la nave chiamata Camberra.
Rivedo ancora nella memoria l’accoglienza di questo zio: c’era mia nonna, i miei zii, le mie zie che lo aspettavano. Lo rivedo scendere dal taxi perché eravamo tutti sul balcone di casa, in attesa di partire per il porto.
I miei genitori l’hanno accolto con rispetto. Mia madre aveva preparato dei dolci e tutti insiemi abbiamo fatto la conoscenza di questo Zio Padre. Lui ha raccontato del suo viaggio, che era andato abbastanza bene.
L’indomani con i miei genitori siamo andati al porto per vedere il “bastimento” come lo chiamava mia madre. Perché spesso queste navi portavano anche della merce dall’Italia insieme ai passeggeri ed era possibile visitarla. Questo mastodonte gigante che galleggiava nell’acqua mi ha fatto un’impressione prodigiosa.
Il sabato seguente, mia madre aveva organizzato une festa. Aveva cucinato e preparato dolci e aveva invitato tutti a casa. La nonna, le zie, i zii, i cugini, le cugine, i loro figli ma anche alcuni amici che sono arrivati per venire a salutare Zio Padre.
Così, egli ha abitato con noi per un certo periodo e spesso aveva visite. Poi ha trovato un lavoro, e, dopo aver affittato una casa, ha infine potuto far venire la moglie e i figli dall’Italia.
Ci sono stati anche molti cugini arrivati con la nave e tutti accolti ed ospitati a casa mia in attesa di una sistemazione.
Erano tempi di grande disponibilità ed affabilità. I miei genitori hanno dimostrato molto altruismo. Era un periodo di gioia, di riunioni familiari allegri, di calore umano, erano dei momenti indelebili che non si possono cancellare dalla nostra memoria – una bella storia d’amore tra l’Italia e il Canada, un periodo storico che non tornerà mai più – che resterà per sempre...
I milioni di emigrati che hanno attraversato l’oceano per approdare nel Nuovo mondo l’hanno sempre fatto in nave fino all’avvento del trasporto aereo di massa, ovvero la fine degli anni 1960. Quindi, sulla rotta Europa-America non si può parlare di navi senza parlare di emigrazione (o viceversa).
In quegli anni gli emigranti italiani che volevano venire in Canada, arrivarono in America via nave approdando prima al porto di Ellis Island (Nova York- USA), proseguendo poi per il porto canadese di Halifax (nella provincia nominata Nouvelle Écosse in francese e Nova Scotia in inglese), attraccando la nave al mitico molo Pier 21. Ma per arrivare a destinazione, che per molti italiani era quasi sempre Montreal, nella provincia di Québec, si doveva prendere il treno e viaggiare ancora per circa 1000 km. Il percorso era lungo e faticoso avendo numerosi bagagli da trasportare ma, soprattutto, era difficile capire, in una lingua nuova, le indicazioni per raggiungere la meta.
Già dall’inizio del Novecento i miei bisnonni, i miei nonni e infine mio padre sono arrivati in Canada con la nave. Ci si metteva allora alcune settimane per raggiungere la costa del continente americano. Era un viaggio lunghissimo e noioso. Una delle poche attività che si poteva fare sulla nave era salire sul ponte ed ammirare il cielo – il cielo e il mare era tutto ciò che si vedeva all’infinito. I giorni erano tutti simili e interminabili. E quando il mare si scatenava alcuni passeggeri erano malati e a volte non erano nemmeno in grado di alzarsi dal letto per tutto il periodo del viaggio, e era così fino all’accostamento.
Negli anni 1940 e ‘50, in Canada arrivarono moltissimi emigrati, talvolta anche in gruppi. Nella mia memoria c’è l’arrivo con la nave di vari cugini e zii partiti da Casacalenda (Molise), in particolare quello dello zio di mio padre, una domenica d’estate. Questo zio fece un’eccezione alla regola poiché, mentre tutti ci preparavamo per andarlo ad accogliere al porto di Montreal, lui arrivò sotto casa in taxi. Cosa era successo? Semplicemente la nave aveva messo meno tempo di quello previsto. Infatti, durante la bella stagione, le navi possono arrivare fino a Montreal perché il ghiaccio che avvolge tutta la costa e l’entroterra canadesi, si scioglie e il fiume San Lorenzo, grande come un mare, diventa navigabile.
Tre anni dopo, anche la famiglia di mio zio venne direttamente a Montreal con la nave chiamata Camberra.
Rivedo ancora nella memoria l’accoglienza di questo zio: c’era mia nonna, i miei zii, le mie zie che lo aspettavano. Lo rivedo scendere dal taxi perché eravamo tutti sul balcone di casa, in attesa di partire per il porto.
I miei genitori l’hanno accolto con rispetto. Mia madre aveva preparato dei dolci e tutti insiemi abbiamo fatto la conoscenza di questo Zio Padre. Lui ha raccontato del suo viaggio, che era andato abbastanza bene.
L’indomani con i miei genitori siamo andati al porto per vedere il “bastimento” come lo chiamava mia madre. Perché spesso queste navi portavano anche della merce dall’Italia insieme ai passeggeri ed era possibile visitarla. Questo mastodonte gigante che galleggiava nell’acqua mi ha fatto un’impressione prodigiosa.
Il sabato seguente, mia madre aveva organizzato une festa. Aveva cucinato e preparato dolci e aveva invitato tutti a casa. La nonna, le zie, i zii, i cugini, le cugine, i loro figli ma anche alcuni amici che sono arrivati per venire a salutare Zio Padre.
Così, egli ha abitato con noi per un certo periodo e spesso aveva visite. Poi ha trovato un lavoro, e, dopo aver affittato una casa, ha infine potuto far venire la moglie e i figli dall’Italia.
Ci sono stati anche molti cugini arrivati con la nave e tutti accolti ed ospitati a casa mia in attesa di una sistemazione.
Erano tempi di grande disponibilità ed affabilità. I miei genitori hanno dimostrato molto altruismo. Era un periodo di gioia, di riunioni familiari allegri, di calore umano, erano dei momenti indelebili che non si possono cancellare dalla nostra memoria – una bella storia d’amore tra l’Italia e il Canada, un periodo storico che non tornerà mai più – che resterà per sempre...
4 commenti:
Ho l'impressione che gli italiani che sono emigrati in Canada sono stati più fortunati di quelli emigrati in Europa perché molti figli di emigrati italo-canadesi sono subito diventati qualcuno (medici-scrittori-imprenditori-uomini politici ecc...) in Europa, invece, pochissimi
Anna
Bel blog e bel trafiletto.
Ho mandato una email per delle informazioni, spero vi arrivi e che certo rispondiate grazie grazie
antonio
Anche ho lasciato la mia amata Italia per trasferirmi in Canada. Quest’articolo mi ha emozionata tantissimo!
Mi fa piacere, effettivamente nel passato quando ci si ritrovava fra paesani in terra straniera era davvero una grande festa e una grande fratellanza perché dal Canada si ritornava in Italia raramente a causa dell'enorme costo del biglietto. Barbara
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