di Barbara
Bertolini
La generazione nata prima degli anni ’60 è
passata dalla canzone napoletana, che ha dominato incontrastata fino alla fine
della Seconda guerra mondiale, a quella melodica di Nilla Pizzi, Claudio Villa,
Luciano Tajoli, Gino Latilla ̶ canzoni le loro cantante a squarciagola dalle
nostre mamme mentre erano intente ai lavori domestici ̶ per
transitare dagli urlatori come Tony Dallara, Adriano Celentano, Joe Sentieri ed
approdare a quelli che erano i “nostri” cantanti, perché giovanissimi, ovvero
Gianni Morandi, Rita Pavone, Caterina Caselli, Patty Bravo, Marisa Sannia,
Adamo, ecc…. E poi, subito dopo, ispirati dai Beatles, sono arrivati i rocker o
cantanti beat, come l’Equipe 84, i Camaleonti, i Dik Dik, i Nomadi e altri che
ci hanno stregati con le loro musiche. E, io che vivevo fra due culture,
seguivo con passione anche i cantanti francesi come Sheila, Sylvie Vartan,
Françoise Hardy, Antoine, Mireille Mathieu, Jacques Dutronc, Arlette Zola, ecc…
Un’evoluzione rapidissima dovuta
soprattutto all’invenzione dei dischi di vinile a poco prezzo che ha permesso
il loro acquisto anche a degli squattrinati come eravamo noi. Ma ciò è dipeso
anche dall’arrivo di due strumenti importanti: il juke-box e il mangiadischi.
Dal punto di vista musicale la nostra
generazione è stata baciata dall’abbondanza: un ventaglio di musica che toccava
tutti i ceti. I juke-box sparavano canzoni
in tutti i luoghi pubblici; perfino le parrocchie ne erano dotate, ed i loro “tormentoni”
dell’estate ci entravano nelle orecchie e non ne uscivano più come “♫Abbronzatissima♫”, “♫Fatti mandare dalla mamma♫”, “♫Nessuno mi puògiudicare, nemmeno tu♫”, “♫Perché, perché la domenica mi lasci sempre sola♫”, “♫Tu mi fai girar, tu mi fai girar come fossiuna bambola♫” e via cantando…
Ascoltando la musica di questi cantanti, abbiamo
ballato con loro nelle discoteche il twist, il rock o il cha cha cha, importati
direttamente dall’America, balli che
rompevano totalmente con il liscio delle balere delle nostre mamme o nonne in cui
rimaneva immutabile solo “il ballo del mattone”…Cantava, infatti, Rita Pavone ♫Non essere geloso se con gli altri ballo il twist, non essere furioso se con gli altri ballo il rock, con te, con te, tu
che sei la mia passione io ballo il ballo del mattone♫.
Insomma la nostra gioventù ha avuto il
vento in poppa. Si pensa sempre con nostalgia alla giovinezza, abbellendo più
del dovuto i nostri ricordi ma, effettivamente, gli anni ’60-’70 sono stati
travolgenti per noi donne. Grazie alle lotte della generazione precedente, la
ragazza cominciava ad avere più libertà di movimento, entrava nel mondo del
lavoro, aveva una paga che poteva spendere in beni non indispensabili (e non
solo nel corredo), poteva scegliere il suo partner: era arrivata la famosa
pillola per il controllo delle nascite quindi non più solo procreatrice con
l’incubo di rimanere incinta. E ancora tante altre conquiste.
E, senz’altro, nei nostri ricordi
spensierati domina incontrastato il mangiadischi che potevamo portare ovunque per
sentire i cantanti preferiti. L’unico disco che aveva il formato per essere
ingoiato dal mangiadischi (infatti lo si doveva inserire e spingere nella sua
bocca), era però il famoso 45 giri
ovvero un disco da 178 millimetri di diametro e che ruotava appunto a una velocità di 45 giri
al minuto. Il mangiadischi aveva colori sgargianti, che contrastavano con il
marroncino del legno utilizzato fino a quel momento, ecco perché questo
strumento aveva un fascino particolare per noi che non immaginavamo di certo quello che sarebbe
venuto dopo, ovvero un mondo sommerso dal PVC.
Anni beati che hanno portato tanto
benessere e che hanno totalmente cambiato il mondo.
Barbara Bertolini©2017 tutti i diritti
riservati
P.S: se cliccate dove ci sono i segni musicali, sulle scritte blu, potrete sentire le canzoni.
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