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Postino del passato, acquerello di Céline Castaingt-T. |
Molti piccoli paesi dell’Appennino e delle Alpi fino alla metà degli anni Cinquanta non avevano l’elettricità, ragion per cui l’unico modo per avere informazioni era leggere i giornali che arrivavano per posta. Ma quanti contadini, mezzadri, operai, piccoli artigiani avevano la possibilità di comperarli? Pochissimi. Dalle parti mie (Appennino reggiano), questi giornali arrivano ogni tanto nei due spacci locali che, guarda caso, fungevano anche da bar; giornali che venivano poi passati di mano in mano fino a quando ritornavano in quelle del proprietario che li utilizzava per avvolgere la sua mercanzia. In certi paesi c’era anche il banditore, ma la comunicazione di questo signore riguardava l’annuncio di leggi, decreti o l’arrivo dei mercanti. Tuttavia, per questa comunicazione, vi rimando al post n. 13 di questo blog firmato da Annamaria Cenname.
La radio la faceva da padrona,
invece, nei paesi che usufruivano dell’elettricità. In generale una radio che i pochi proprietari
o signorotti locali mettevano sul
balcone o davanti ad una finestra aperta, a pieno volume, per far sentire a
tutto il vicinato le informazioni, le canzonette, le opere ecc… Insomma le cose
importanti o piacevoli da ascoltare.
Questo strumento è stato fondamentale per diffondere le varie canzoni folcloristiche o napoletane che si sono cantate a partire dalla Grande Guerra e le cui parole venivano trascritte e passate di mano in mano: ecco perché tutti le conoscevano e le cantavano accompagnati dall’organetto a bocca, lo strumento musicale più economico (nella foto una radio del 1932, inserita in un mobile).
Questo strumento è stato fondamentale per diffondere le varie canzoni folcloristiche o napoletane che si sono cantate a partire dalla Grande Guerra e le cui parole venivano trascritte e passate di mano in mano: ecco perché tutti le conoscevano e le cantavano accompagnati dall’organetto a bocca, lo strumento musicale più economico (nella foto una radio del 1932, inserita in un mobile).
mobile-radio del 1930 |
Però, qui voglio parlare di
quelle informazioni che interessavano le famiglie che abitavano lontane. Come si faceva a ricevere notizie senza
telefono?
La posta era il fulcro della
comunicazione come, per esempio, i matrimoni o i funerali. Nei casi urgenti
arrivava il telegramma, che faceva prendere uno spavento ancora prima di essere
letto. L’addetto all’ufficio postale, che aveva trascritto il telegramma, si
premurava poi di diffonderne la notizia a tutto il paese: la “privacy” era
ancora lontana da venire! Tramite la
posta arrivavano anche le informazioni sulle tasse da pagare, che non mancavano
nemmeno allora, poiché si doveva pagare, tra l’altro, un bollo sulle biciclette
oppure la tassa sul grano o quella messa dal fascismo sul celibato: erano
considerati celibi gli uomini che avevano superato i 35 anni, e tante
altre bazzecole che avvelenavano la vita dei contadini.
C’era, tuttavia, anche un altro
modo, molto più diretto, per comunicare una notizia urgente come la morte di un
parente. E, questo che vi racconto, è un
episodio che mi è capitato e che fa capire come si faceva a quel tempo a dare
comunicazione di avvenimenti tristi o felici, in luoghi dove non c’era nemmeno
il telefono pubblico.
I bambini, come detto ampiamente
in questo blog, lavoravano nei campi dagli otto-nove anni in poi. Anche a me veniva
chiesto di collaborare alla vita contadina. Ecco perché mi trovavo insieme a
mia nonna in un campo abbastanza lontano e isolato dal paese intenta a
rastrellare l’erba che sarebbe servita per dare da mangiare alle mucche.
Era una bella giornata di giugno, la scuola era chiusa, stavamo lavorando da circa due ore, sotto un
sole che aveva già il sapore dell’estate, quando fummo raggiunte da un ragazzino che io
non conoscevo e che doveva avere all’incirca 12 anni. Correndo per i campi, trafelato,
gridò da lontano: «E’ morto Oscar!, è
morto Oscar!». Mia nonna si fece livida in volto, tutta tremante e per poco non svenne fino a quando il ragazzino non
si avvicinò e spiegò i fatti. Io non ebbi reazioni perché mi sembrava
talmente assurda questa notizia: Oscar era il nome del nipotino di appena 3
anni che mia nonna aveva in custodia perché i genitori erano andati a lavorare
all’estero, ovvero mio fratello e che era rimasto alla fattoria insieme alla
zia. La persona deceduta, invece, era un ragazzino figlio di una lontana
parente di mia nonna e che abitava a Casina, un paese molto distante da San Giovanni.
Era morto folgorato mentre stava svitando una lampadina (a Casina l’elettricità
c’era). La notizia, ugualmente terribile,
aveva, tuttavia, per mia nonna, poveretta, in quella circostanza, senz’altro un sapore
meno atroce. E, poiché era un parente alla lontana, questa brutta notizia avremmo
potuta sentirla a casa quando saremmo giunte dopo i nostri lavori nei campi.
Invece no, il ragazzino si era premurato di contattarci in qualsiasi posto ci
fossimo trovate.
A distanza di tempo io mi chiedo
sempre come abbia fatto questo messaggero a raggiungerci? Stavamo lontane da
qualsiasi abitazione. Era una zona piena di campi che avevano certo il loro
nome, ma che lui, piccolo marciatore forestiero, non poteva conoscere. Una domanda che rimane, per me, ancora senza risposta.
Questa era la comunicazione fino agli anni ’50 del secolo
appena passato: utilizzare le gambe per far passare le informazioni. Il
telefono, arrivato all’inizio del 1960, ha portato un cambiamento radicale.
Insomma, nel passato, questo era
il modo per raggiungere le persone da informare: appena succedeva un lutto i
giovani della famiglia si incaricavano di andare presso i parenti per dare la
notizia e, tutta la parentela
disponibile andava al funerale, anche se bisognava camminare per ore prima di
raggiungere il luogo. Le famiglie erano solidali e si stringevano intorno a chi
aveva subito la perdita di un caro. A questo proposito, mi ha raccontato mia
mamma che una volta (anni ’40) una vecchietta di un paese vicino, prima di
morire stabilì che chiunque fosse andato al suo funerale avrebbe ricevuto un
centesimo: era talmente tanta la miseria che persino un centesimo faceva gola,
ecco perché quando arrivò quel triste giorno ci fu una folla immensa!
Per i matrimoni, invece, oltre al
passaparola c’era anche la posta. Tutta
la comunicazione scritta avveniva tramite questo mezzo e le lettere più numerose
che il postino doveva consegnare erano, però, quelle dei militari di leva che comunicavano con
le loro fidanzate lasciate al paese. Queste lettere, sembra strano, sono state
la miglior arma e la più efficace per combattere l’analfabetismo poiché erano molti i ragazzi-contadini che avevano
frequentato la scuola solo fino alla terza elementare.
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lettera di un soldato |
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