Per sapere come si giocava ai
tempi passati mi basta interrogare la mia memoria. Mi rivedo bambina felice
correre per il paese in compagnia di tanti compagnucci. I nostri giochi erano
frutto di una fantasia infinita poiché nessuno di noi aveva un gran che come
oggetti di divertimento. E, allora, acchiapparella, mosca cieca, regina
reginella, nascondino, un due tre stella, campana,
rubabandiera,
erano i nostri preferiti tra questi
giochi che potevamo portare avanti tutto il pomeriggio fino a quando,
all’imbrunire, stremati, ritornavamo nelle nostre case, accolti con la più
grande indifferenza.
Il bimbo alla nostra epoca non
era re, anzi, nella gerarchia familiare figurava all’ultimo posto. E, dal più piccolo al più grande, avevamo
tanti “doveri” da rispettare poiché dovevamo dare una mano non certo piccola in
famiglia. Soldi in casa per stupidaggini non ce n'erano per cui, molti di noi, avevano davvero pochi giocattoli. Sto, ben inteso, parlando di famiglie contadine o artigiane. Altro
discorso era per quelle dei cittadini.
Oltre ai
giochi descritti, tra quelli “poveri” che mi divertivano di più, c’era il LANCIO DELLA PIETRA (e lans ad la preda). I sassi sono gli oggetti che più abbondano
in natura. Ebbene, prendevamo un sasso a forma di meniro (quelli di Obélix per intenderci), che potesse stare in piedi come un
birillo, e lo mettevamo allineato con gli altri ad una certa distanza, ognuno
il proprio. L’avversario, a mo’ di bocce, doveva colpire e far cadere il sasso
dell’avversario, aiutandosi con altri sassi più piccoli: discussioni e
bisticciate non finivano mai perché c’era sempre quello che barava perché si
avvicinava troppo o spostava il
bersaglio o sceglieva sassi troppo grandi da abbattere!
Sempre con i
sassi c’era un altro gioco che facevamo spesso, soprattutto quando eravamo
vicino ai fiumi dove i piccoli sassi abbondano. Si chiama “e zog d’al piciàti” ovvero il gioco dei SASSOLINI. Questo gioco è
senz’altro stato il più diffuso in tutto lo stivale. Bisognava scegliere 5 sassi abbastanza piccoli da essere contenuti in
una mano. Poi ci si metteva in circolo e
si faceva la conta per scegliere il primo che doveva giocare. Il giocatore, che aveva in mano le cinque
pietruzze le doveva lanciare in aria e lasciarle cadere nel cerchio che
formavamo a terra, doveva poi raccogliere quella più lontana, lanciarla a sua
volta in aria e, tra l’intervallo dell’alzata e della caduta, riuscire a
raccogliere una a una quelle per terra. Esse dovevano rimanere tutte in un
palmo della mano fino alla totale raccolta delle cinque pietre. Una volta che
le aveva prese tutte, le doveva rilanciare e farle cadere a terra e poi, sempre
con la pietra più lontana, questa volta doveva raccoglierle due a due, poi tre
e poi tutte insieme. Quando il giocatore sbagliava, il turno passava ad un
altro. Vinceva, ben inteso, chi per primo le aveva raccolte tutte. Quando c’era
parità, i due avversari che avevano raccolto il numero uguale di pietre
dovevano tenerle in un pugno poi lanciarle in aria e cercare di farle cadere
sul dorso della mano. Vinceva che riusciva a tenerne di più.
Un altro gioco
semplice era “IL PADRONE DEL MURO”.
Un giocatore veniva scelto con la conta a guardia di un pezzetto di muro. Il primo giocatore che riusciva a toccare il
muro aveva vinto e questo diventava suo. Ma per
far ciò non ci si doveva far toccare dal proprietario del muro, altrimenti si veniva fatti prigionieri.
Si facevano
molti giochi con il salto a cavalcioni
sulla groppa dei compagni. Vi erano modi diversi di scelta tra quello che doveva
stare sotto e quello che doveva saltare e come doveva saltare. Per esempio con Il CAVALLUCCIO, dopo la conta, il primo
si metteva sotto, il secondo lo saltava e si metteva a sua volta sotto, non
troppo lontano dal primo, e così, il terzo e il quarto. Insomma diventava un
divertente salto ad ostacoli. Ma c’era
anche quello dove il giocatore che doveva saltare il cavalluccio-compagno, non
poteva toccarlo e, se lo toccava aveva perso. Ed è chiaro che il cavalluccio si
metteva in modo da farsi toccare dall’avversario.
Il gioco del FAZZOLETTO era pure molto
praticato perché richiedeva solo come mezzo un banalissimo pezzo di stoffa. Ci
si metteva in cerchio e il giocatore scelto, sempre con la conta, restava fuori
dal cerchio e, correndo, lasciava cadere un fazzoletto dietro uno degli
astanti. Appena questo si accorgeva di avere il fazzoletto, doveva correre e
acchiappare il lanciatore del fazzoletto. Quando l’aveva preso, toccava a lui
scegliere il prossimo lanciatore del fazzoletto.
C’era anche LUPO MANGIA FRUTTA. Si sceglieva, con la conta, un lupo che doveva cercare di
mangiare tutti i presenti. Ma per sapere chi doveva rincorre (e mangiare), ogni
giocatore-non lupo sceglieva nella sua testa un frutto, per esempio “mela”. Il
lupo cercava di indovinare quale frutta avessero scelto i suoi compagni. Appena
il lupo pronunciava “mela”, per esempio, chi l’aveva pensata doveva correre via
e rifugiarsi nella tana del lupo, l’unico luogo dove non poteva essere
mangiato. E’ chiaro che il lupo non rimaneva molto lontano dalla sua tana…
STREGA COMANDA COLORE. Con la conta si sceglieva la strega che
doveva dire il colore che doveva essere toccato per salvarsi. La strega, infatti,
doveva pronunciare la frase: «Strega
comanda colore… (per esempio rosso)».
Tutti i giocatori dovevano guardarsi intorno e cercare un oggetto di colore rosso
da toccare. La strega doveva rincorrere
e raggiungere il giocatore prima che si fosse messo in salvo (toccando il
famoso colore). Il giocatore toccato diventava a sua volta “strega”.
Tra le tante conte, ne ricordo una di San Giovanni di Querciola: pin pin cavalin, cost l’è vœd et cost l’è pin. L’ultimo “pin” era quello che veniva scelto.
PEGNI: quasi tutti questi giochi, nel caso di sconfitta,
richiedevano un pegno che variava secondo l'immaginazione dei giocatori. Il più
comune era: «arriva fino all’albero e ritorna su una sola gamba.» Oppure,
arriva fino all’albero e ritorna a quattro zampe. Ancora, devi dare un bacio a
Luigi, Enza ecc…, pegni terribili per ragazzini di 8-10 anni, soprattutto
quando il bambino e la bambina da baciare non entrava nelle proprie simpatie.
Per le bambine: facendo la ballerina acchiappa Gianni e fallo ballare. Oppure,
vai da quel signore e digli: «Buongiorno signore è vero che sono una bella
bambina? – (se bambino) Buongiorno signore mi farebbe fumare la sua pipa? –
(per tutti e due) o ancora, signore o signora le canto una bella canzone….».
Insomma, era veramente l’inventiva a creare momenti di grande allegria perché
gli altri ragazzini guardavano il malcapitato mentre eseguiva goffamente e,
spesso, con grande vergogna, gli ordini ricevuti.
Oltre ai giochi già elencati, venivano
tutti quelli con la palla, quando ce l’avevamo, però. Tra i più divertenti mi
ricordo "Palla prigioniera" e "Palla avvelenata".
PALLA PRIGIONIERA era
composta da due squadre che giocavano in uno spazio non troppo grande che veniva ben delimitato, specie la zona "prigionieri". Lo scopo
era di fare dei prigionieri colpendo con la palla gli avversari: un avversario
toccato con la palla diventava un prigioniero. Chi veniva colpito finiva dietro
alla spalle della squadra avversaria. Poteva però essere liberato se la sua
squadra gli lanciava la palla e lui riusciva a prenderla. Dovevano quindi
essere bravi i giocatori ad intercettare la palla che veniva lanciata in alto
tra la squadra del nemico e i giocatori prigionieri nella trincea avversa.
Secondo me, questo è uno dei più bei giochi di squadra con la palla.
PALLA AVVELENATA, invece, richiedeva la presenza di un muro poiché
la palla veniva lanciata contro il muro dal giocatore scelto con la conta, che
chiamavamo “battitore”. Appena la palla toccava il muro, il battitore chiamava
il nome di un giocatore, ammettiamo Mario.
A questo punto Mario doveva prendere la palla e, tutti gli altri
giocatori, dovevano allontanarsi il più possibile. Appena Mario era in possesso
della palla gridava: “fermi tutti”. I giocatori si dovevano immobilizzare, e
Mario poteva fare tre passi verso il bersaglio più facile e colpire, con la
palla, l’avversario. Se la palle riusciva a colpire il giocatore,
questo veniva eliminato, ma se non lo colpiva o l’avversario riusciva ad
allontanare la palla con le mani, il primo giocatore della squadra che riusciva
ad impossessarsi della palla diventava il nuovo battitore. Ma se il giocatore
preso di mira da Mario riusciva addirittura a prendere la palla al volo, era
Mario ad essere eliminato.
Se andate a fare un bel picnic con i vostri figli o nipoti, ricordatevi questi giochi. Divertimento assicurato!
Barbara Bertolini
Se andate a fare un bel picnic con i vostri figli o nipoti, ricordatevi questi giochi. Divertimento assicurato!
Barbara Bertolini
Nessun commento:
Posta un commento